Se fosse una storia di mala giustizia, sarebbe grave. Invece è una storia di ordinaria giustizia negata e di come il potere viene gestito in modo che poco ha a che vedere con le finalità per cui è attribuito. Quasi quattro anni fa, il 10 febbraio 2022, l’arresto nella notte: elicotteri, trecento carabinieri impiegati, il protagonista di questa vicenda accusato di associazione a delinquere, corruzione, concussione, truffa, turbativa d’asta e falso ideologico. Avranno preso il nuovo capo di Cosa Nostra o un pericoloso terrorista, immaginerà il lettore. Le manette sono scattate per Massimo Castelli, primo cittadino di Cerignale, paesino di 120 abitanti sulla strada dei motociclisti della domenica, sull’Appennino tra Piacenza e Genova. Erano convinti di aver sgominato la cupola dell’Alta Val Trebbia, una delle aree più disabitate della Penisola. Con il sindaco, una sorta di Tupac Amaru maoista tutto capelli e tortelli, sono finiti in manette un suo collega, una vicesindaca e un paio di imprenditori montani.
Castelli è rimasto in carcere finché non si è dimesso per poter tornare a casa, dove ha affrontato altri quattro mesi di arresti domiciliari. Il suo collega è morto di tumore, scoperto dopo l’arresto. La vicesindaca quella notte chiamò terrorizzata i carabinieri: «Aiutatemi, ci sono malintenzionati che vogliono entrare in casa mia». «Siamo noi signora, ci deve aprire», è stata la tragicomica risposta. Castelli era ai tempi presidente dell’Anci per i piccoli Comuni e di lì a una settimana sarebbe stata annunciata la sua candidatura a sindaco di Piacenza. «Avevo appena ottenuto il via libera dal Pd», racconta. «Presidente Conte, lasciateci lavorare, norme assurde di burocrazia e ordinamenti pensati da chi non sa come funziona una comunità ce lo impediscono» aveva declamato in Parlamento tre anni prima, con la fascia tricolore al petto, tra i soliti ipocriti applausi generali. Qualcuno deve aver preso nota...
Questioni di staccionate, ciottolati, vicoli da illuminare, pompe di benzina da spostare, una palestra da ammodernare: questi gli appalti finiti sotto la lente dei pm Matteo Centini ed Emilio Pisante. Perfino Michele Serra, su Repubblica, scrisse che la sproporzione tra i fatti contestati e lo spiegamento di forze e di misure cautelari adottate è «paragonabile a immergersi con un fucile da sub in una vasca di pesci rossi». La cosa più rilevante è la costruzione di una nuova centralina elettrica per trecentomila euro: «Lavoro bellissimo, che produce energia pulita e fa guadagnare a Cerignale ventimila euro l’anno» spiega Castelli. Solo che il direttore dei lavori ha deciso di usare un tubo largo 25 centimetri anziché quello da 30 messo nel preventivo. Un risparmio di trecento euro che ha insospettito i magistrati.
Chi li ha intascati? Chi è il corrotto? «Nessuno, il cambio è stato approvato dalla Regione, ma la Procura non si è peritata di andarlo a verificare e, quando ho spiegato che c’era una variante, non ha ritenuto di allegarla all’atto d’accusa. E sì che io ero convinto che un pm dovesse considerare anche le prove a discolpa di chi vuol processare», riflette Castelli.
Sono passati 1.098 giorni dall’arresto, ma la storia non ha mosso un passo concreto.
«La mia vita è sospesa da quattro anni» si lamenta l’eterno indagato. «Non mi hanno né archiviato né rinviato a giudizio. La mia udienza preliminare dura da due anni, adesso è stata aggiornata all’aprile 2026. Queste lentezze possono portare alla prescrizione, che getta un velo sugli errori della Procura e salva i magistrati che non sanno indagare, non gli indagati».
Sindaco, perché ha deciso di parlare, non le converrebbe?
«Nelle aule di tribunale non riesco a ottenere giustizia, provo sui giornali. Chi mi ha indagato non mi consente di difendermi. Sono da quattro anni in una realtà senza tempo né spazio. Tutti i mestieri hanno scadenze, obblighi. Quando ti indagano entri in un limbo di indeterminatezza. La mia vita politica è finita, la carriera pure. Mi hanno tolto l’indennità di funzione, con conseguente taglio di stipendio. Ho speso un sacco di soldi. Se ho sbagliato, lo dimostrino e pagherò. Altrimenti, mi assolvano, ma non è possibile sconvolgere a questo punto la vita di una persona e poi mollarla nel nulla».
Provi a spiegare quello che le è successo?
«Mi hanno intercettato per molti mesi. Poi mi hanno arrestato sostenendo che avrei agevolato alcune imprese per dei lavori pubblici traendone utilità. L’indagine è partita nel 2019, l’arresto è avvenuto a ridosso della mia candidatura a sindaco. Ma se sospetti che uno sia al vertice di un’associazione criminale, lo lasci agire per due anni e mezzo? Se è così, sono molto preoccupato per l’Italia».
Hanno trovato dei soldi?
«Nessuno degli arrestati è accusato di avere incassato soldi. Le utilità sarebbero aver lucrato consenso, aver speso meno di quanto a preventivo per le opere pubbliche e aver ottenuto dei lavori in casa mia gratis».
È vero?
«Ho prodotto tutte le fatture dei lavori alla mia casa. Ho indicato che le varianti sui lavori pubblici sono state approvate dalla Regione. Quanto al consenso: ho agito per il bene di Cerignale».
Cosa ha scoperto con la sua storia?
«Uno dei pm che mi ha indagato ha chiesto e ottenuto il trasferimento. La giudice per le udienze preliminari è cambiata e quella nuova si è dovuta rileggere tutto. Alla giustizia non importa nulla di chi finisce tra le sue grinfie».
Sono parole pesanti: cerca altri guai?
«Ho paura che la vicenda di quel pm che ha perseguito l’Eni ed è stato sanzionato per non aver usato le prove a discolpa trovate da lui sulla società non sia un’eccezione: negli atti d’indagine che mi accusano non ci sono le prove documentali che ho prodotto a mia discolpa, ma solo delle intercettazioni selezionate alla bisogna».
Cosa la indigna di più?
«A parte l’assenza di rispetto di chi indaga per le vite altrui, mi indigna il fatto che le indagini si siano chiuse dopo quattro anni senza che nessuno sia venuto a fare un sopralluogo, per verificare se le accuse sulla carta hanno una corrispondenza nella realtà, per accertare che le utilità che mi si contestano ci siano».
Non dia la colpa ai magistrati: sono sotto organico, oberati di lavoro...
«Se produci capi d’imputazione inesistenti, ti resta poco tempo per fare il tuo lavoro. Quando parte un’indagine, tutto viene buttato dentro un grande sacco e poi si perde tempo a verificare cose che nel sacco non avrebbero dovuto finirci, se si fosse lavorato bene. Se io ora le dico al telefono che vado ad ammazzare una persona, prima di accusarmi di omicidio si può almeno verificare che questa persona sia morta? Perché se invece è viva..».
Che cosa voterà al referendum sulla giustizia?
«Voterò sì, vorrei che la mia vicenda diventasse un simbolo di quanto la riforma sia necessaria. Sono di sinistra ma penso che ci vorrebbe un test psico-attitudinale per i magistrati, hanno in mano la vita delle persone, devono essere equilibrati e capaci di riconoscere pubblicamente quando sbagliano».
Da comunista vota una riforma varata dal centrodestra?
«Mi spiace se questo referendum diventerà politico. La giustizia ha bisogno di regole che consentano ai cittadini di vedere in essa un pilastro della Costituzione costruito per garantire i loro diritti, non per andare a lederli».
Ma cosa cambierebbe nella sua vicenda la separazione delle carriere?
«Io al pm e al giudice do del lei, ma tra di loro si danno del tu. Non è bello».
Chi è contro la riforma sostiene che essa vìola la Costituzione...
«Per me non è costituzionale tenere in ostaggio la vita delle persone per tanto tempo senza permettere loro di difendersi in tempi congrui. Anche se sai di essere innocente, essere indagato è un pensiero fisso che ti trapana il cervello».
Con la separazione delle carriere si sentirebbe garantito dal giudice terzo?
«Se venissi assolto, lo sarei dopo aver già scontato la condanna in parte e dopo essermi venduto una casa per pagare le spese legali. Il magistrato va avanti all’infinito gratis- anzi, a spese dei contribuenti-, a me invece ogni cosa che fa, costa».
Può sempre chiedere il risarcimento...
«Lo sa che nessuno degli Enti che secondo l’accusa sarebbero stati danneggiati dal mio agire criminale si è costituito parte civile? Non la Regione, la Provincia, il mio Comune commissariato».
Tanto clamore per nulla?
«Nulla? E il carcere, la fine della vita politica, l’abbandono del Pd, che fa sempre così con chi finisce nel tritacarne giudiziario? Una delle cose peggiori che ho subito è la conferenza stampa dopo l’arresto: il magistrato spara a zero su dite e tu non puoi replicare. Ma se sarò assolto, potrò querelare?».




