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Dossieraggio, così Melillo ha smontato il "sistema" Striano

di Simone Di Meo mercoledì 3 dicembre 2025

3' di lettura

È stato sufficiente un appunto riservato di 9 pagine, inviatogli dal finanziere spione Pasquale Striano, per convincere il nuovo procuratore antimafia, Giovanni Melillo, ad allontanarlo dalla Dna e a rivoluzionare l’Ufficio Sos (Segnalazione operazioni sospette) che, sotto la gestione di Federico Cafiero De Raho, si era reso protagonista di lavorazioni «abusive» di alert relativi alle finanze della Lega e all’acquisto di una casa da parte dell’allora sottosegretario Armando Siri.

È lo stesso super magistrato a spiegarlo in una nota al collega di Perugia, Raffaele Cantone, l’11 marzo 2024. Melillo racconta di aver incontrato in una sola circostanza Striano dopo il suo insediamento al vertice di Via Giulia. In quel faccia a faccia, aggiunge, «mi limitai a registrare sue lamentele per la mancanza di collaborazione del gruppo Ricerche della banca dati e a invitarlo a trasmettermi» un report «destinato sia a motivare quelle doglianze sia a formulare eventuali suggerimenti e proposte di miglioramento dell’organizzazione del settore di interesse». Dopo qualche tempo, il 26 agosto 2023, Striano gli invia una lunga e articolata mail. La cui lettura convince Melillo «definitivamente a ritenere urgente e non evitabile l’allontanamento dall’ufficio» di Striano.

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AUTOCANDIDATURA
Ma che cosa aveva scritto di così grave il finanziere infedele? $ ancora il procuratore nazionale antimafia a ricordarlo. L’uomo della Gdf «giungeva a raccomandare» una ristrutturazione della Dna sul fronte delle Sos che lo avrebbero reso, anche formalmente, un intoccabile. Striano proponeva, infatti, di «individuare, formalizzandone l’impiego, l’ufficiale di pg (polizia giudiziaria, ndr) cui affidare “la funzione di coordinamento del gruppo”». Una autocandidatura nemmeno tanto mascherata. Per Striano sarebbe stato «opportuno individuare tale figura nell’ufficiale di polizia giudiziaria alla sede più alto in grado proveniente dal nucleo speciale di polizia valutaria». E questo «per l’elevata preparazione tecnico-professionale [...] nonché per l’espletamento e comunicazione anche sotto il piano pratico delle procedure di feedback sulle segnalazioni di operazioni sospette nonché per ogni altra possibile futura incombenza». Insomma, una perfetta rappresentazione del suo profilo.

Non contento di proporsi come gran capo delle Sos, Striano specificava inoltre che il gruppo di lavoro «debba avere la guida e l’indirizzo di un magistrato di riferimento unico (coadiuvato magari da un pool ristretto) [...] avendo il gruppo necessità di interloquire, pressoché quotidianamente, per ricevere direttive, istruzioni, suggerimenti ovvero per prospettare esigenze, problematiche o novità emergenti dall’attività di servizio».

Melillo sospetta che a questo profilo di aspirante coordinatore- «per la storia e l'esperienza degli ultimi anni» - corrisponda la figura di «Antonio Laudati», l’ex sostituto della Dna indagato con Striano per il dossieraggio. Quella dello spione in divisa è una proposta di revisione profonda, incisiva sulla vita e le modalità di funzionamento della Dna- suggerita da un semplice tenente - che, sottolinea Melillo, «era in obiettivo, insanabile contrasto con le linee di profonda revisione della materia».

La bomba però arriva qualche riga dopo. Leggiamo: «Lo stridore di quelle proposte con fondamentali principi di trasparenza, correttezza e rigorosa osservanza dei limiti delle attribuzioni della Dna era resa evidente anche dalla ambigua prospettazione, fatta nel citato appunto dello Striano, dell’opportunità di prevedere che ogni procedura di lavoro del gruppo Sos avrebbe dovuto ipoteticamente essere “condivisa con il magistrato di riferimento, anche attraverso la stesura di un appunto preliminare tale da costituire una sorta di autorizzazione a procedere”». Un escamotage, prosegue il procuratore antimafia, «alla luce delle circostanze successivamente emerse», che «sembrerebbe prefigurare una sorta di patente di giustificazione costruita a posteriori rispetto al lavoro (o, almeno, a parte di esso) svolto negli ultimi anni».

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LA SVOLTA
A differenza di Cafiero De Raho che, pur nella consapevolezza di ritrovarsi tra le mani materiale non di competenza della Dna, come le attività investigative sui conti della Lega, non aveva attivato alcun controllo sull’ufficio Sos, Melillo decide di usare l’ascia e di tagliare i rami secchi. Di lì a poche settimane, il nuovo procuratore sostituirà 19 dei 40 addetti del gruppo ricerche. E rimanderà al Corpo di appartenenza il tenente che sognava di diventare il campione delle Sos.

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