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Il "Corriere" chiede al Pd di manipolare i media stranieri contro il Cav

La vergogna di via Solferino: i giornali devono essere zerbini della politica
di Matteo Legnani sabato 15 dicembre 2012

4' di lettura

  di Filippo Facci Le disinvolture di Ernesto Galli della Loggia (Corriere) più gli snobismi provinciali di Luigi La Spina (Stampa) più la presupponenza mediatica di Bianca Berlinguer (Tg3) e insomma: il catalogo oggi è questo, tanto per chiarire che il montismo mediatico è già finito. Da queste parti, peraltro, non era mai iniziato. Ieri il professor Galli della Loggia ha scritto che certa veemenza anti-berlusconiana rischia di tirare la volata al Cavaliere come accadde nel 1994. Tutte cose giuste e condivisibili e, anzi, condivise, tanto che Libero le ha scritte identiche proprio ieri. Il professore, probabilmente, ha fatto tesoro dei propri errori perché nel veemente fronte anti-berlusconiano del 1994 in effetti c’era anche lui: scrisse che «spira da Berlusconi politico qualcosa che ha il sapore finto della plastica e ha la cadenza rigida, automatica della clonazione messa a punto in laboratorio». Questo sempre sul Corriere della Sera. Ma non ci interessa: interessa che ieri, nel suo editoriale, Galli della Loggia ha paventato il rischio che gli italiani possano patire certi diktat stranieri e che Berlusconi possa perciò avvantaggiarsene. Ecco perché ha proposto un suggerimento che riportiamo testuale: «Perché mai la Sinistra, così ricca di ottime amicizie fuori d’Italia, non trova modo di avvertire il Financial Times, l’Economist e le Monde, il presidente Schultz, e quant’altri, che ogni loro ulteriore bordata contro Berlusconi rischia di servire a farlo apparire come il coraggioso paladino in guerra contro l’arroganza straniera?». Ha scritto così. E colpisce - tacciateci d’ingenuità - la noncuranza con cui il Corriere spiega e giustifica uno dei più vecchi fantasmi della destra, cioè che la sinistra, in effetti, sia in grado di condizionare la stampa internazionale & finanziaria oltreché una serie di influenti personalità politiche. La linea editoriale della stampa estera – come quella italiana - non è tanto o solo condizionabile dalla propria indipendenza, quanto dagli «avvertimenti» di una parte politica: molto interessante. Si può dirlo: e non lo sapevamo. Non è più un fantasma, un’accusa complottarda, un grossolano complesso d’inferiorità: è una verità assodata ed addirittura esortata nell’editoriale di prima pagina del primo quotidiano italiano. Hanno sdoganato anche questo.    Luigi La Spina invece lo sdoganiamo noi. È un triste editorialista della triste Stampa della triste Torino: ma ieri, in compenso, ha scritto un grigio editoriale. Manca lo spazio per una necessaria esegesi del pensiero di Luigi La Spina, ma forniamo due elementi. Il primo: ha scritto un fondo a favore di Angela Merkel e ha spronato Mario Monti affinché la difenda da eventuali attacchi italiani nei prossimi mesi. Insomma, un patriota. Il secondo elemento è una nota antropologica per i giovani: Luigi La Spina è quell’archetipo di giornalista italiano che riesce a richiamarsi, in uno stesso editoriale, al «giornalismo più influente», all’«opinione pubblica più consapevole» e ovviamente ai «politici seri», questo dopo aver - attenzione - spiegato che in Italia c’è una «stampa seria» da contrapporre esplicitamente a Libero e al Giornale. Testuale: «Non prendo neppure in considerazione le espressioni volgari (...) apparse su giornali di destra. Se si passa alla stampa seria...». I giovani prendano appunti.  Nel catalogo c’è anche Bianca Berlinguer, o meglio il suo Linea Notte di martedì sera: un angolo di buonumore in questo incattivimento pre-elettorale. In collegamento da Milano c’era il leghista Matteo Salvini e la Berlinguer voleva assolutamente convincerlo che un accordo Lega-Pdl fosse praticamente cosa fatta. Segue dialogo testuale. Salvini: «Ma l’ha deciso lei? Ma di che stiamo parlando?». Berlinguer: «Stiamo parlando del fatto che ci sarebbe l’accordo tra Maroni e Berlusconi». Salvini: «Ma questo l’ha deciso lei adesso. Non c’è nessun accordo col Pdl. Il nostro candidato è Maroni. Noi abbiamo chiesto che non ci sia Berlusconi in campo». Berlinguer: «Vedremo domani se questo accordo c’è o no». Più tardi, la Berlinguer torna alla carica: «Nessun accordo col Cavaliere, lei dice... intanto è uscita un’agenzia Ansa...». Una collega della Berlinguer legge: «L’accordo sembra ormai raggiunto... si sarebbero discussi anche i dettagli...». La Berlinguer, più tardi, cita anche un’agenzia Agi: «Salvini, qui tutti la danno per certa l’alleanza». E Salvini: «Ma, guardi, la Lega parla a nome e per conto della Lega: e io ho un sms di Roberto Maroni di venti minuti fa, e dice “nulla di fatto al vertice”. Io non so da dove prendano le notizie questi signori: questo, se volete, è il mio telefonino...». Berlinguer: «Ma che cosa dice il messaggio, solo “nulla di fatto”?». Salvini: «Nulla di fatto, che in italiano significa che non c’è nulla di fatto, anzi, di più, che il candidato per la Lombardia è Roberto Maroni. Noi discutiamo solo senza Berlusconi in campo». Sarà: tuttavia «vedremo domani se questo accordo c’è o no», come diceva un pizzico ironica la Berlinguer. E l’indomani, come spiegano i giornali, l’accordo non c’è.   

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