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Imane Fadil, nessun elemento radioattivo. La nuova drammatica ipotesi: "Cosa non hanno considerato"

Giulio Bucchi
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Nessuna traccia di metalli radioattivi nei reni e nel fegato di Imane Fadil. Il mistero della morte della modella marocchina devastata in un solo mese si infittisce dopo le prime analisi, in attesa della autopsia vera e propria. La Procura ora vuole andare a fondo per chiarire la presenza anomala di metalli pesanti nel sangue e nelle urine della Fadil, testimone del processo Ruby contro Silvio Berlusconi. Leggi anche: "Corpo pieno di macchie nere". Imane Fadil, altro orrore: cosa le è successo? In ogni caso Corrado Galli, presidente della Società italiana di tossicologia arruolato come consulente dai pm, ha già fatto sapere che i livelli di antimonio, cromo, molibdeno e cadmio urinario "non sono tali da essere tossici e tantomeno letali". Imane è arrivata in ospedale dopo essersi sentita male a casa di un amico, accusando, ricorda il Corriere della Sera, "spossatezza, forti mal di pancia, gonfiore del ventre, dimagrimento rapido". Tra le opzioni prese in considerazione dai medici "tumore del sangue o una grave malattia autoimmune come il lupus, ma le analisi non hanno dato riscontri in merito". Ecco perché ha preso piede la pista, suggestiva e inquietante, dell'avvelenamento che però non pare convincere i magistrati milanesi. "Resta alta - conclude il Corsera - la probabilità di una malattia rara che i sanitari dell'Humanitas non sono stati in grado di diagnosticare".

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