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Carabiniere ucciso a Roma, qualcosa non torna: dai buchi nelle immagini alla testimonianza del pusher

di Caterina Spinelli mercoledì 31 luglio 2019

2' di lettura

L'uccisione del carabiniere Mario Cerciello Rega, avvenuta a Roma per mano di due americani, sembra infittirsi sempre più. A peggiorare la situazione il buco inevitabile delle telecamere che quella sera hanno ripreso la fuga degli assassini, Elder Lee (esecutore materiale) e l'amico Natale Hjorth. Un buco che nasconde, involontariamente, l'incontro dei due giovani con i carabinieri. L'autopsia sul corpo del vicebrigadiere rivela la presenza di undici coltellate, sferrate da Elder mentre - riferisce Il Corriere - abbranca da dietro Cerciello. Un'azione più da marine che non da studente di 19 anni con un fisico nella norma. Elder sostiene di aver agito per paura di avere di fronte i pusher. Ma anche pensando all'atroce foga incattivita da alcol, droga e il mix con gli psicofarmaci assunti per le crisi di panico, resta da capire come né Cerciello né il collega Varriale, tenuto fermo da Natale (anche lui esile), riescano a difendersi. Da dove spuntano fuori gli aggressori? Si chiede il quotidiano di Fontana, così come ci chiediamo tutti quanti noi. E poi, perché salta lo scambio con il pusher Sergio Brugiatelli funzionale all'arresto in flagranza? Così le parole dei due americani sono state più volte messe a confronto con quelle di Varriale, quando dice: "Ci siamo identificati come carabinieri secondo la procedura". I dubbi non finiscono qui, perché Elder impugnava, al momento dell'aggressione, un coltello a baionetta che il pm Calabretta e l'aggiunto D'Elia descrivono nel decreto di fermo "per tipo certamente idoneo a cagionare grave offesa". E ancora, a sostegno della pari colpevolezza dei due, i magistrati annotano che "l'arma, per le sue dimensioni, non poteva non essere vista dal Natale", che pure sostiene questa tesi. Sembra ormai chiaro che Lee abbia imbarcato il coltello nella stiva dell'aereo alla partenza da San Francisco, in modo da aggirare i controlli. Ma perché lo aveva con sé? Che uso pensava di farne? Proprio su questo tema ('occultamento del coltello) "i due protagonisti rendono versioni contrapposte, accusandosi a vicenda". Leggi anche: Feltri sul carabiniere ucciso: "Speravo nel funerale del cretino che lo ha sbudellato" Una stranezza che gli stessi pm evidenziano annotando, "l'esistenza di un accordo anche nella fase post delitto che non consente di apprezzare atteggiamenti di resipiscenza". Anche la storia del pusher rende parecchio perplessi: Il 47enne Brugiatelli sostiene di aver messo lui in giro la voce degli aggressori magrebini "per paura di quelli a cui avevo rifilato il pacco". Ma Possibile che un pusher si rivolga ai carabinieri ma poi teme di rivelare la nazionalità dei ladri dai quali li conduce?    

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