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Sergio Mattarella e le elezioni del Csm: toghe, lo spettro dell'inciucio Pd-M5s all'ombra del Quirinale

di Giulio Bucchi domenica 15 settembre 2019

2' di lettura

La trattativa sul Csm come quella tra Pd e M5s, all'ombra di Sergio Mattarella. Lo scandalo toghe scoppiato con l'arresto del magistrato Luca Palamara ha aperto tra i veleni politici la campagna per l'elezione di due membri del Consiglio Superiore della Magistratura, sostituti dei dimissionari coinvolti nello scandalo sulle nomine. Il capo dello Stato, capo del Csm, aveva definito quel caso "sconcertante" e 5 Stelle e Lega non avevano risparmiato colpi durissimi ai dem, molto vicini al mondo della magistratura e ai personaggi coinvolti nelle indagini.   Leggi anche: "Evviva Lotti!". Conte parla di Csm, all'improvviso il grido alla Camera La guerra è però interna anche agli stessi magistrati, tra correnti contrapposte, chat al veleno, accuse incrociate e "aperitivi elettorali" in vista della data fatidica, l'elezione del 7 ottobre. Una partita che è molto politica, ricorda la Stampa, visto che uno dei favoriti è Nino Di Matteo, "pm palermitano del processo Stato-Mafia e candidato da Autonomia e Indipendenza (la corrente di Piercamillo Davigo, ma in questo caso soprattutto di Sebastiano Ardita)", e soprattutto sostenuto a gran voce dal Movimento 5 Stelle. "Anti-sistema" e molto amato dai giovani pm, dovrebbe essere eletto insieme ad Antonio D'Amato, procuratore aggiunto a Santa Maria Capua Vetere e iscritto a Magistratura Indipendente, ma i candidati sono molti e il consenso "balcanizzato", anche per questo chi è in lizza si sta organizzando con "porta a porta, chat promozionali con indicazioni di voto, cene (Magistratura Indipendente), light lunch (Unicost), tour elettorali di gruppo nei tribunali". "Il risultato elettorale ridefinirà gli equilibri di potere in un Csm nel quale si sta consumando un ribaltone non dissimile da quello parlamentare - conclude il quotidiano romano -. Autonomia e Indipendenza e Area, soccombenti nelle urne un anno fa, si ritrovano in maggioranza. Proprio come M5s e Pd. Il che avrà effetti sulle nomine più delicate: Procuratore generale di Cassazione, Brescia, Torino. E Roma, la madre di tutte le nomine. Dove i giochi si sono riaperti e si profilano terze, se non quarte, vie".

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