"Non possiamo partecipare a un congresso regionale farsa dove le regole sono state appaltate a Roma. Sono saltate le regole, nel silenzio della segretaria Schlein e senza le regole non c’è più un partito". Lo ha detto il capogruppo del Pd all'Ars, Michele Catanzaro, cristallizzando la situazione di un partito che al di qua dello Stretto è sempre più lacerata ed esplosiva e che è pronta a deflagrare fragorosamente al congresso che dovrà eleggere il nuovo segretario. Ed esce la parola "brogli" dal gruppo della deputazione regionale siciliana. Il Nazareno è pronto a confermare l'uscente Anthony Barbagallo, ma i dissidenti del gruppo parlamentare dell'Assemblea regionale siciliana non ci stanno e sono pronti a disertare il congresso.
"Non siamo disertori - aggiunge Catanzaro - ma non intediamo avallare un congresso farsa. Abbiamo le firme e un candidato pronto, siamo pronti alla battaglia, ma occorre ripristinare condizioni di legalità". Una situazione che si protrae almeno dal 27 gennaio quando l'assemblea del partito ha bocciato l'indicazione di primarie aperte, "persino con il voto di persone risultate decedute o in realtà collegate o che non avevano diritto al voto". Secondo quanto spiegato quel giorno era 206 i collegati, di cui solo 88 avevano diritto al voto, 65 erano i collegati online non componenti dell'assemblea, ma che hanno in gran parte votato, 52 i collegati con profili falsi o non identificabili, "fra cui 'merlo' o 'gattonero'".
"È stato fatto tutto questo, dunque, in un contesto non chiaro e di non trasparenza sul rispetto delle regole, avevamo chiesto di accertare quei voti, ma non è stato fatto", ribadisce Catanzaro, accanto a gran parte del gruppo parlamentare regionale, all'eurodeputato Giuseppe Lupo e vari dirigenti. Quel voto, dice Antonio Rubino, "ha annullato lo statuto del Pd senza che ci siano state date risposte sulla trasparenza del voto: presenteremo ricorso per chiedere l'annullamento degli atti dal 27 maggio a oggi, compresa l'indizione del congresso. Appoggiamo tante battaglie di Elly Schlein, ma non possiamo creder che il suo volto sia quelle di Barabagallo in Sicilia". "Il 27 gennaio - riprende Catanzaro - si è consumata la fine delle regole di un partito. Abbiamo chiesto la veridicità di quei dati, lo abbiamo chiesto anche quando il partito ha inviato un commissario per il congresso. Vogliamo una certificazione delle regolarità del congresso, altrimenti non partecipiamo. Non siamo disertori, abbiamo fatto della unita' un caposaldo, ma è stato fatto uno strappo importante".
Va giù duro il parlamentare regionale Fabio Venezia: "Noi non parteciperemo a un congresso regionale alla luce di forzature e di brogli: tutto questo non ci potrà consentire una partecipazione". Il Pd "non è una loggia massonica", sostiene ancora l'ex sindaco antimafia di Troina (Enna), "Barbagallo ha il dovere di prendere l'elenco di coloro i quali hanno votato online il 27 gennaio e di pubblicarlo entro stasera sul sito regionale del Pd. Se Barbagallo lo farà io domani mattina presenterò la mia candidatura per celebrare un congresso vero che volevamo aperto, in grado di parlare alla società, a fronte di coloro che puntano a un congresso solo per confermare un segretario responsabile di un fallimento acclarato".
"In assemblea hanno votato persone che hanno detto di non essere state collegate online, altre che sono persino decedute... Ci è stata negata la possibilità di un candidato unitario - ha affermato l'eurodeputato Lupo - e ora rilanciamo ancora le primarie aperte. Pubblichino gli elenchi dei votanti, ora, stasera. E' una battaglia che è di tanti. Se non si fa alcun passo verso questa direzione, non possiamo che ribadire che non parteciperemo a un congresso che in questo momento sarà degli sconfitti, abbiamo perso le Politiche, le Regionali, straperso quelle europee e abbiamo rischiato di scomparire alle Provinciali... ma cosa deve accadere per sostituire un segretario regionale? Lasciamo che siano gli iscritti a trovare una via d'uscita con le primarie aperte. Siamo con Schlein e Bonaccini, ma siamo convinti che l'unità debba e possa essere trovata con gli elettori del Pd, piuttosto che con un gruppo dirigente del Pd. Speriamo che la segretaria nazionale intervenga".
Un capitolo dello scontro tra il segretario e il gruppo parlamentare è la minaccia avanzata dal segretario Barbagallo di denunciare i deputati per le cosiddette "norme mancia" contenuta nell'ultima Finanziaria: "Barbagallo dovrebbe quanto meno autodenunciarsi - ha tuonato Venezia - sto in Commissione Bilancio e lui mi ha portato un intervento di 100 mila euro per una chiesa della sua Pedara che è stato approvato... e questo forse l'unico risultato positivo della sua segreteria". "Una impostazione arrogante e stupida che fa male a tutto il partito", conclude Catanzaro. La tensione resta altissima in casa del Pd.