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Terrorismo islamico, le Guardie Svizzere: "Attentato, è solo questione di tempo"

di Andrea Tempestini domenica 27 agosto 2017

2' di lettura

Chi crede siano soltanto un pennacchio bianco sopra l’elmo o tanti pittoreschi figuranti da fotografare dentro le loro sgargianti divise di feltro giallo e rosso e blu che leggenda attribuisce erroneamente a un Michelangelo improvvisatosi stilista, è un illuso. E sbaglia di grosso. Perché le Gwardiknechte, le guardie svizzere che compongono l’esercito più piccolo e più antico del mondo, non solo si dichiarano pronte a morire per il Papa sottoscrivendo un contratto destinato a durare nei secoli, ma nel loro percorso oggi più militare che non spirituale, si addestrano anche a combattere i terroristi islamici. Dichiarandosi «pronti ad affrontarli». Parola di Christoph Graf, dal 2015 comandante del contingente che difende Francesco. «Forse è soltanto una questione di tempo prima che un attacco come quelli di Barcellona, Londra, Nizza, Berlino o Parigi, si verifichi a Roma» dice il colonnello Graf, «ma noi siamo preparati anche a questo, la nostra truppa è addestrata secondo le tecniche più avanzate ed è al passo coi tempi». Tirano con la pistola, s’allenano all’azione di difesa con ogni mezzo e non solo con le mani, perquisiscono e disinnescano. Sembrano ancora più lontani i tempi dei lanzichenecchi e dei secoli in cui questi soldati s’inginocchiavano davanti ai pontefici, ne difendevano i palazzi immolando la loro vita, come fu nel Cinquecento, durante il Sacco di Roma, quando salvarono papa Clemente VII. Ora, e per la prima volta dopo cinque secoli, le guardie papaline escono dal Vaticano e s’addestrano come soldati alla guerra. In Canton Ticino. Al fianco della polizia elvetica. «La Guardia Svizzera è pronta ad affrontare qualsiasi minaccia, compresa quella dell’Isis» ripete determinato il comandante Graf, 56 anni, sposato, due figli, ex dipendente di un ufficio postale in Svizzera e di fede cattolica come da protocollo. «I nostri soldati» insiste «adattano costantemente la loro formazione alle nuove sfide. La Scuola reclute è stata protratta da due a quattro mesi. Più volte l’anno si addestra in Svizzera con la polizia cantonale ticinese». Mercenari addestrati alle armi? Guardie del corpo embedded, come si usa dire? O agenti pronti a sfidare gli uomini del Califfo? «Il Papa è il vicario di Cristo e nel difenderlo, il suo esercito, ci vede un progetto di Dio» specifica Graf. Che aggiunge: «Questo progetto divino è al tempo stesso all’altezza di affrontare e sfidare anche la minaccia terroristica». Ecco il valore non soltanto spirituale dei soldati del Papa, pronti a impugnare le armi con «Coraggio e fedeltà» come recita il loro motto. Mentre Francesco predica la fratellanza. di Cristiana Lodi

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