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La madre del presunto assassino di Yara: "Non è stato, ma se così fosse, deve pagare"

di simone cerroni domenica 22 giugno 2014

2' di lettura

"Resto in silenzio, soffro. Poteva succedere a un nostro conoscente, invece è successo a noi. Se è stato lui, deve pagare", A parlare è Ester Arzuffi, 67 anni, la madre di Massimo Bossetti, presunto assassino di Yara Gambirasio. La donna parla da dietro la porta di casa a Terno d'Isola, paesino della Bergamasca dove vive col marito. Proprio lì, per un breve periodo, dopo il matrimonio, avrebbe vissuto anche il figlio assieme alla moglie e ai suoi tre figli. Come riporta il Corriere della Sera, i genitori si sono chiusi in casa con due amiche, giunte in mattinata. "Stanno davvero molto male, davvero, abbiate rispetto", dice una delle due amiche. Le indagini - "Ester è devastata, non si spiega questa cosa. Dice che non può essere stato davvero suo figlio". Così dice un'amica dopo aver parlato con la Arzuffi. "Continuava a dirci che è vero che ha fatto il test del Dna, ma sostiene che il figlio sia di suo marito Giovanni" e non dell'autista di Gorno Giuseppe Guerinoni, come sostengono gli inquirenti. Nella mattina di martedì 17 giugno, alle 12.20, è arrivato un gruppo misto di investigatori, carabinieri e polizia. Dopo i test del Dna si punta a ricostruire le fasi salienti della vita di Ester. In tarda mattinata sono stati fatti allontanare tutti i giornalisti e i fotografi che si erano radunati davanti alla porta d'ingresso dell'abitazione. I carabinieri sono intervenuti in seguito alle proteste dei coinquilini dell’edificio. Casa Gambirasio - Nel frattempo è tornato intanto l'assedio mediatico a Brembate di Sopra, dove si trova la villetta della famiglia Gambirasio. Al citofono rispondono le voci molto giovani dei fratelli o della sorella di Yara. "Mamma e papà non ci sono – dicono – noi non possiamo aprire né parlare con nessuno". Si cerca comunque di mantenere i giornalisti più lontano possibile dalla villa. "Li conoscete, sono persone molto pacate e misurate, nessuno ha esultato ma hanno sempre avuto fiducia nelle indagini – spiega Enrico Pelillo, il legale della famiglia. Per l'avvocato i recenti sviluppi "sono un buon punto di partenza, perché da una indagine contro ignoti siamo giunti a una indagine con un indagato. C'è una comparazione del Dna – ha aggiunto Pelillo – e vedremo come la spiegherà nel corso dell'udienza di convalida".

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