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Procura di Milano, il messaggio di Napolitano: "Niente strumentalizzazioni"

di Nicoletta Orlandi Posti domenica 22 giugno 2014

3' di lettura

Alla vigilia della decisione del plenum del Csm sullo scontro in corso alla procura di Milano tra il pubblico ministero Alfredo Robledo e il procuratore Edmondo Bruti Liberati arriva l'altolà del Colle. Secondo il retroscena raccontato oggi dal Corriere, Giorgio Napolitano avrebbe scritto una lettera al vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Michele Vietti raccomandandosi di non uscire dai binari della riforma dell'ordinamento giudiziario del 2006. Ovvero quello che stabilisce che il ruolo e i poteri del procuratore della Repubblica devono essere rafforzati in virtù di una organizzazione verticistica degli uffici giudiziari nell'assegnazione delle inchieste, nell'esercizio dell'azione penale e nell'impostazioni delle indagini. Il pizzino di Napolitano - Il messaggio del Quirinale è chiaro: vietato strumentalizzare contrasti interni alla Procura e trattare la questione con la massima prudenza per evitare di complicare i processi pesanti che si stanno portando avanti. Primo tra tutti quello su Ruby che riguarda Silvio Berlusconi. Il Csm, infatti, tra le altre cose dovrà valutare se l'assegnazione del caso che vede il Cav sul banco degli imputati con l'accusa di concussione e per utilizzo della prostituzione minorile a Ilda Boccassini anziché all'aggiunto competente dei reati sulla pubblica amministrazione Robledo sia stata o non una violazione delle procedure. Le relazioni sul tavolo dell'Assemblea - Un monito quello di Napolitano che in qualche modo trova riscontro nella relazione presentata del togato 'indipendente' Nello Nappi e del laico di centro-destra Nicolò Zanon con la quale chiedono di aprire la procedura di trasferimento d'ufficio per  Robledo, il pm che con un esposto al Csm ha accusato il procuratore Edmondo Bruti Liberati di irregolarità nell'assegnazione di inchieste delicate, dall'Expo al caso Ruby, perchè il suo intento sarebbe stato solo quello di delegittimare il capo dell'ufficio. Nello stesso tempo i due chiedono di non trasmettere gli atti alla Commissione che dovrà valutare a luglio se confermare Bruti nel suo incarico, perché i criteri organizzativi delle procure sono regole derogabili da chi le guida, per ragioni di speditezza delle indagini o di opportunità. Una presa di posizione il cui spirito, come spiega Zanon, non è difendere la persona di Bruti, ma "tutelare" la riforma dell'ordinamento giudiziario del 2006 che ha sancito il "sacrosanto principio della gerarchia" nell'organizzazione delle procure. "Una scelta legislativa fondamentale - puntualizza - che non può essere buttata a mare in nome dei contrasti tra le diverse correnti della magistratura", avverte il consigliere. Di segno diametralmente opposto le due proposte presentate dal togato di Magistratura Indipendente Antonello Racanelli, che ha soprattutto un obiettivo: ottenere la riapertura dell'istruttoria "lacunosa" della Prima Commissione, per approfondire "vicende che pongono dubbi sull'indipendente e imparziale esercizio delle funzioni" da parte di Bruti Liberati, che per il consigliere ha compiuto "evidenti e immotivate violazioni dei criteri organizzativi" della procura. Oggi la decisione - Vietti deciderà oggi dopo aver verificato che nelle ultime versioni dei documenti da votare non ci siano contenuti che allontanino troppo dai criteri ricordati dal Quirinale. Criteri nei quali in molti hanno notato, fa notare Giovanni Bianconi, l'eccessiva accentuazione del ruolo del procuratore che può portare a una visione ipergerarchica dell'ufficio del pubblico ministero. In realtà la lettera del capo dello Stato contiene già le risposte a questo tipo di critiche perché sottolinea che le linee sono contenute nell'ordinamento giudiziario del 2006. Ma tutti hanno pensato, inevitabilmente alla circostanza particolare.

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