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Padova, fa pagare 1 euro agli ubriachi per il bagno: la polizia lo multa, lui vende il locale

di Andrea Tempestini sabato 31 maggio 2014

2' di lettura

«A causa di uno stato nemico di chi fa impresa, di tasse, di burocrazia, leggi e regolamenti assurdi non riscontrabili nelle democrazie evolute: VENDESI ATTIVITÀ». Questo il cartello appeso alla parete del signorile locale Alchimia che si affaccia sul Prato della Valle, dopo gli accadimenti di mercoledì sera, quando decine di camionette della polizia presidiavano la zona perché non si svolgesse il «Botillon», manifestazione di puro alcolismo studentesco nel pieno centro di Padova. Andrea Goldin, per evitare che il suo locale diventasse l’orinatoio della piazza, richiedeva la consumazione obbligatoria o in alternativa 1 euro per l’accesso alla toilette: chiaro l’intento di disincentivare un accesso indiscriminato al suo locale. D’improvviso, però, ben 5 poliziotti dell’unità amministrativa della questura si sono presentati per sanzionare quello che a loro modo di vedere era un illecito. «Hanno setacciato ogni angolo» commenta il proprietario «per scoprire che è lecito far pagare una piccola somma per l’accesso ai servizi. Non c’è nessun divieto di legge e tale tesi è confermata sia da una risoluzione del Ministero dello Sviluppo che dal Tar della Toscana. C’erano migliaia di ragazzi ubriachi e non potevo consentire l’accesso indiscriminato al locale. Gli agenti volevano multare me che volevo mantenere pulito e decoroso il mio locale, mentre fuori c’era un disastro. Da tempo mi sento vessato, ma questa è la goccia che fa traboccare il vaso: vendo tutto e voglio portare i miei figli all’estero!». Non usa mezzi termini Goldin, perché siamo alle solite: lo Stato rimane indifferente rispetto alle migliaia di ragazzi che ciondolano ubriachi al limite della legalità, mentre colpisce chi sta lavorando per pagare affitto, stipendi e sbarcare il lunario. Il Veneto è ormai terra di suicidi o espatrii. La battaglia quotidiana delle partite iva per sopravvivere è resa sempre più complicata dal centralismo romano che mena fendenti. «Se i bagni pubblici si pagano, perché i privati non possono farlo?», si chiede esterrefatto il titolare di Alchimia. La risposta è semplice: non siamo più padroni a casa nostra. La proprietà privata in Italia è diventata un incubo, una persecuzione amministrativa e fiscale. Chiedere un piccolo contributo alla decenza è vergognoso, mentre consegnare una città alla molestia alcolica è un atteggiamento di apertura della pubblica amministrazione. Il sindaco uscente, che l’8 giugno andrà al ballottaggio, firma qualche ordinanza elettorale per fermare il degrado, ma al tempo stesso pretende che le toilette dei locali siano a disposizione di centinaia di ubriachi schiamazzanti. Renzi direbbe è la grappa, pardon la speranza, che vince sulla rabbia. di Matteo Mion www.matteomion.com

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