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Unipol, la Cassazione conferma la prescrizione per Silvio e Paolo Berlusconi

di Nicoletta Orlandi Posti martedì 31 marzo 2015

2' di lettura

I giudici della sesta sezione penale della corte di Cassazione hanno rigettato il ricorso avanzato dai difensori di Silvio Berlusconi e Paolo Berlusconi contro la dichiarazione di prescrizione emessa dalla corte d’appello di Milano nell’ambito del processo Unipol. I ricorrenti avevano chiesto il proscioglimento nel merito dalle accuse di concorso in rivelazione di segreto d’ufficio e pubblicazione illecita dell’intercettazione tra l’allora segretario dei Ds, Piero Fassino, e l’ex ad di Unipol, Giovanni Consorte. Accolta quindi la richiesta di rigetto del ricorso avanzata dal sostituto procuratore generale Francesco Salzano. La Cassazione ha rigettato il ricorso dei difensori di Berlusconi e ha condannato i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e a rifondere le spese sostenute dalla parte civile liquidate in 4mila euro più Iva. La vicenda giudiziaria - Al centro del processo, la pubblicazione sul quotidiano ’Il giornale' il 31 dicembre 2005, dell’intercettazione - coperta da segreto - della telefonata(con la nota frase "abbiamo una banca") intercorsa tra Fassino e  Consorte. In primo grado Silvio Berlusconi era stato condannato ad un anno; il fratello Paolo, in quanto editore de Il Giornale, era stato condannato a due anni e tre mesi. Il reato era stato contestato dal 1° settembre 2005 al 31 gennaio 2006: da qui l’intervenuta prescrizione pronunciata in secondo grado. Salzano, nella requisitoria, ha sottolineato come la Corte d’appello abbia "adeguatamente motivato" e "compiutamente esaminato tutte le criticità" della vicenda valutando in maniera "adeguata l’attendibilità delle dichiarazioni sfavorevoli nei confronti degli imputati".  La tesi del pg è: senza "l’apporto concorsuale" dell’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi "non ci sarebbe mai stata la pubblicazione su Il Giornale" dell’intercettazione telefonica sulla tentata scalata di Unipol a Bnl, a proposito della quale l’allora leader dei Ds Piero Fassino aveva pronunciato la frase "Abbiamo una banca". 

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