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Da Roma 35 milioni sul post Expo. Scontro con la Fiera per le quote

di Nicoletta Orlandi Posti domenica 18 ottobre 2015

2' di lettura

La riunione tecnica che limerà numeri e percentuali è in programma settimana prossima. Ma il sentiero che porta Palazzo Chigi dentro il post Expo è segnato: il governo non intende acquisire l’intero pacchetto azionario della Fondazione Fiera (il 27,6%), ma subentrare attraverso un aumento di capitale che farebbe diluire le quote di Comune e Regione (oggi al 34,67%). Al termine dell’operazione, i tre soci forti di Arexpo - governo, Comune e Regione - avrebbero tutti una quota intorno al 25%. E a quel punto si aprirebbe la trattativa per la nomina del commissario che guiderà la partita del dopo Expo: non sarà con ogni probabilità Giuseppe Sala, che ieri ha dribblato ancora le domande sulla possibile candidatura a sindaco («Penso a quello che devo fare per gli impegni già presi, poi si vedrà»). Ma il primo nodo riguarda le quote della Fiera: la Fondazione vorrebbe mollare l’intero pacchetto, uscire da Rho-Pero e incassare 66,4 milioni di euro. Nel disegno di Palazzo Chigi, al contrario, la Fiera resterebbe con un 20% di azioni, ufficialmente perché l’intero acquisto comporterebe un percorso più tortuoso con perizie e controperizie. Un pacchetto però considerato un «peso morto» per un ente di diritto privato che si troverebbe subalterno nei confronti dei soci pubblici e preferirebbe rimpinguare il proprio bilancio. Lunedì si riunirà il comitato esecutivo della Fondazione Fiera, che proverà a convincere Palazzo Chigi ed evitare così un altro scoglio dopo la grana Portello. Nel vertice di martedì scorso, la Fondazione non è stata nemmeno invitata, un fatto che ha creato irritazione in largo Domodossola. Anche in Regione, dove si caldeggia da tempo l’ipotesi di un’operazione interamente pubblica, ai piani alti considerano «non sufficiente» un investimento governativo di soli 35 milioni. Per ora, la certezza è la cabina di regia con il ministro Martina, il segretario generale del Pirellone Bonomi e il braccio destro di Giuliano Pisapia Gianni Confalonieri. Su tempi e fondi per il post Expo, è ancora nebbia fitta.

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