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Massimo Bossetti, il "buio telefonico" con la moglie: 8 giorni di silenzio

di Eliana Giusto domenica 18 ottobre 2015

2' di lettura

Massimo Bossetti, secondo l' accusa, non era a casa nelle ore precedenti il delitto di Yara Gambirasio. E nei giorni che precedono e seguono la scomparsa della tredicenne, avvenuta il 26 novembre del 2010 a Brembate di Sopra, il muratore non ha avuto nessun contatto telefonico con sua moglie, Marita Comi. Otto giorni di "buio telefonico", tra il 21 e il 28 novembre del 2010, che per la procura di Bergamo, al cui vaglio ci sono i risultati di 118mila utenze controllate nelle celle ritenute utili alle indagini, si trasformano in un particolare «significativo». È quanto emerso ieri durante l'udienza del processo in corso a Bergamo grazie ai dati di Giuseppe Gatti, il maresciallo dei carabinieri del Ros di Brescia che, ascoltato dall' accusa, ha ricostruito in maniera dettagliata i tabulati del cellulare del muratore e dei suoi familiari. Oltre alle telefonate tra la famiglia Bossetti e la mamma dell' accusato, quando quest' ultima viene convocata dalla questura per l'esame del Dna, il telefonino di Bossetti risulta agganciato alla cella di via Natta, a Mapello, alle 17.45 del 26 novembre. La stessa cella alla quale era agganciato il telefonino di Yara prima di perdere qualsiasi segnale. Un particolare che smonterebbe la tesi del 44enne, padre di tre figli, il quale ha dichiarato di trovarsi a casa nelle ore in cui della ragazzina si sono perse le tracce. A smontare la sua tesi c' è anche una telefonata ricevuta al mattino, quando Bossetti si trovava a casa, ma con il cellulare agganciato ad un' altra cella, quella di via Carbonera, che dai tabulati risulta agganciata «3953 volte su 5.700 ricorrenze», come ha spiegato Gatti al pm Letizia Ruggeri. In aula, ieri, Bossetti si è ritrovato di fronte anche al carabiniere che lo arrestò il 16 giugno dell' anno scorso, nel cantiere di Seriate. Riccardo Ponzone, questo il suo nome, ha ricordato il disagio manifestato dall' imputato all' arrivo delle forze dell' ordine, che simularono un intervento per contrastare il lavoro nero. «Tutti rimasero fermi, stupiti. L' unico che manifestò preoccupazione e si mosse lungo il ponteggio fu il signor Bossetti». E in aula, su richiesta della difesa, sono stati proiettati frammenti del video sull' intervento al cantiere e sul fermo dell' uomo ad opera di una trentina di uomini delle forze dell' ordine tra carabinieri e poliziotti. Intanto Marita è rientrata in possesso della Volvo del marito sequestrata all' indomani del fermo.

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