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Loris, lo pisichiatra: "Nessun raptus, la madre ha organizzato l'omicidio"

di laura vezzo domenica 14 dicembre 2014

2' di lettura

Nella memoria di tutti, tanti sono gli omicidi famigliari che vengono ricondotti a momenti di follia, i cosiddetti raptus, che finiscono per scagionare gli imputati con la motivazione che "non sono in grado di intendere e di volere". Ma questo non vale per la mamma di Loris, in stato di fermo da questa notte per l'omicidio del figlio, Loris. Nell'ipotesi in cui ad uccidere Loris sia stata la madre, Veronica Panarello, è improbabile che si tratti di un caso di "follia momentanea" o di malattia mentale. Lo sostiene Emilio Sacchetti, presidente della Società Italiana di Psichiatria, il cui parere è stato raccolto da Ragusa News. Delinquente - Secondo lo specialista "se c'è una malattia mentale si devono vedere dei segni importanti, non ci si ammala da un giorno all'altro. Ovviamente bisognerebbe visitare la persona approfonditamente per trarre conclusioni, ma in generale si può dire che prima di tirare in causa la psichiatria bisogna trovare elementi concreti, e da quello che sta emergendo finora non se ne vedono. Potremmo semplicemente essere nel campo delinquenziale, non sarebbe la prima volta''. Malati psichici - A parere di Sacchetti gli elementi del passato della mamma del bimbo che sono emersi, come la possibile infanzia e adolescenza infelici, non sono sufficienti. "Per il momento non mi sembra ci siano i segni di una malattia mentale. Se bastassero queste cose vedremmo questi delitti tutti i giorni. Anche l'ipotesi del cosiddetto raptus va esaminata con attenzione, è estremamente raro che si abbia un momento di violenza così grande improvvisamente, e di solito è legato a uno stress molto forte. Qui poi c'è stata una organizzazione del delitto, che esclude il raptus. Per esserci una malattia mentale ci deve essere una storia dietro, con segnali molto forti". Disturbo somatoforme - "La storia di Veronica sembra essere quella di una persona affetta da un problema che tecnicamente viene chiamato somatoforme, contraddistinto da una caratterialità isterica. Si tratta di persone che spesso hanno avuto una famiglia di origine poco presente a livello di crescita emotiva, con gravi carenze per quanto concerne l’accudimento e la protezione, spesso teatro di terribili violenze subite in età infantile e dell’assenza da parte dei genitori, talvolta veri e propri elementi di violenza fisica e sessuale", spiega lo psichiatra Michele Cucchi, direttore sanitario del Centro Medico Santagostino di Milano. "Questa scarsa competenza emotiva trasforma le normali esperienze affettive in gesti eclatanti, modalità esagerate ed esasperate per ottenere attenzione, comunicare disagio e stati d'animo inascoltati. Queste persone possono arrivare alla fuga dissociativa, ovvero momenti prolungati che possono durare anche per ore, durante i quali la persona non ricorda di aver fatto e detto cose, che in realtà ha agito. Tutto questo, se confermato, ci svelerebbe uno scenario di profonda sofferenza della donna, ma non può essere considerato un movente o creare un'ipotesi di causalità fra psicopatologia, fragilità emotiva e delitto. Andrà approfondito il vissuto degli ultimi tempi per capire meglio come un gesto del genere trovi spazio in un quadro clinico così definito".

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