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Firenze, parla il killer: "Ecco perché uccidevo le donne"

di simone cerroni domenica 11 maggio 2014

2' di lettura

"Mi piaceva vederle soffrire. Non mi volevano. Le donne non mi hanno voluto nemmeno quando ero ragazzo. Con loro non ho mai avuto fortuna". Così Riccardo Viti, durante l'interrogatorio in questura, ha rivelato il perché dei suoi omicidi e dell'uccisione, lo scorso 5 maggio, di Andreea Cristina Zamfir, il tutto per dare sfogo alle sue pulsioni sadiche da 15 anni. E' indiziato anche per nove violenze l'idraulico fiorentino di 55 anni che ha confessato l'omicidio della prostituta romena denudata e legata a una sbarra come in una crocifissione a Ugnano, periferia del capoluogo toscano. Una morte rapida, un'emorragia dovuta alle sevizie a cui la ragazza era stata sottoposta. L'interrogatorio - Davanti al pubblico ministero Paolo Canessa, al capo della squadra mobile Lorenzo Bucossi e al maggiore del nucleo investigativo dei carabinieri Carmine Rosciano, il killer ha raccontato il motivo dei suoi gesti. "Ho fatto una bischerata" aveva detto a sua madre e suo padre quando all'alba di ieri, 9 maggio, la polizia aveva bussato alla sua porta all'alba nella periferia nord-ovest di Firenze. Tutte le sue pulsioni nascono da un giorno preciso. "Ricordo che mentre facevo il militare ho sfogliato un fumetto e ho visto l'immagine di una donna seviziata con un bastone. E' nata da lì la mia passione per i giochi erotici sadici e siccome nessuna mi considerava ho cominciato a frequentare le prostitute e soddisfare i miei istinti con loro perché a loro potevo chiedere di fare tutto quello che mi piaceva", più di quello che poteva chiedere a sua moglie, una donna ucraina con cui viveva. L'assassino - Ma per lui una valeva l'altra, l'importante era che le donne facessero quello che lui voleva "Come sempre non l'ho scelta con criteri precisi - spiega Viti al suo interrogatorio - semplicemente andavo con la prima che accettava la mia offerta". Andreea Cristina Zamfir, 26 anni, è morta per soli 30 euro. Era solito proporre dei giochi sadici. "Loro scendevano dall'auto, io le legavo - ha affermato Viti - e cominciavamo. Se tutto andava bene poi le slegavo e le riportavo indietro, se cominciavano a urlare o scalciare o si rifiutavano, io scappavo via e poi buttavo i vestiti e le borsette strada facendo". Con il passare degli anni la "passione per il sadismo" si è spinta sempre verso gli eccessi. "Mi sono accorto subito l'altra sera che sono andato oltre, ho avuto paura e sono stato egoista, ho pensato soltanto a me e sono scappato via. Credevo che si sarebbe liberata come le altre. E invece il giorno dopo ho saputo dalla televisione che era morta. Ci ho pensato in continuazione, non volevo finisse così".

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