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Padova, sei nigeriane si prostituivano nel centro di accoglienza: i clienti pagavano con i voucher

di Virzì Giulia domenica 30 agosto 2015

2' di lettura

Una struttura di accoglienza per i profughi di Padova ha visto crescere al suo interno un giro di prostituzione. Sei donne nigeriane infatti si prostituivano facendosi pagare con i voucher dati ai migranti dalla prefettura della città, che gestisce la struttura. A ogni migrante è destinato un voucher di 2.50 euro al giorno, che però vengono sommati fra loro e consegnati al singolo profugo solo una volta alla settimana. Il conteggio è presto fatto, sono 17.50 euro ogni settimana. Per il cibo e il vestiario non è necessario spendere quote di questa cifra, perché sono consegnati al migrante a parte. Il dubbio - Gli operatori della struttura si sono dunque insospettiti quando un numero sempre maggiore di ospiti si ritrovava senza voucher subito dopo che gli era stato consegnato. Dove avrebbero potuto spendere quei soldi? Così dopo qualche indagine è emerso il giro di prostituzione che si era creato all'interno del centro di accoglienza. Le sei donne nigeriane, come scrive il quotidiano il Giornale, facevano pagare le proprie prestazioni sessuali con quei pochi spiccioli, e sempre più numerosi si facevano i clienti che pagavano per poter fare sesso con loro. Un sesso della disperazione, cui le nigeriane si piegavano per cercare di costruirsi un futuro, spicciolo dopo spicciolo, magari per pagarsi il viaggio verso quel tanto agognato nord Europa. A questa tratta si erano sottoposte anche madri di famiglia con il benestare dei loro mariti: si prostituivano per racimolare qualche soldo in più, per dare maggiori possibilità ai propri figli. Le sei donne, non appena questo traffico illecito è emerso, sono state trasferite in altre strutture della provincia. Ma, come è facile immaginare, il problema è lungi dall'essere risolto. Adesso nelle strutture si temono le gravidanze indesiderate, per evitare le quali qualcuno aveva proposto di distribuire preservativi agli ospiti della struttura. Ma la distribuzione di preservativi potrebbe incentivare il sesso nei centri di accoglienza. L'ipotesi dunque è stata per il momento messa da parte. E quello che si dipinge si tinte sempre più fosche è un quadro di disperazione, di orrenda disperazione.

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