Emergono nuovi dettagli sull'omicidio di Chamila Wijesuriya, uccisa da Emanuele De Maria, il detenuto che era stato ammesso al lavoro esterno nell'hotel Berna di Milano. Lo stesso in cui lavorava Chamila. I primi esiti degli accertamenti autoptici eseguiti dimostrerebbero che la barista sarebbe morta soffocata, strangolata a mani nude. Ma non è tutto. Il cadavere della 50enne aveva in bocca delle foglie e anche su questo aspetto gli inquirenti stanno indagando per capire se si sia trattato di un gesto da parte di De Maria effettuato nell'ambito di una sorta di "rituale". Per questo si stanno verificando anche le modalità del precedente femminicidio che aveva commesso nel 2016.
Gli inquirenti avrebbero anche ascoltando una collega della donna come teste. Quest'ultima avrebbe raccontato che il 35enne aveva minacciato più volte Chamila, con cui era possessivo e ossessivo. Lei temeva di essere uccisa. Le avrebbe chiesto anche soldi e le avrebbe detto che avrebbe potuto diffondere video intimi. "Mi diceva che cominciava a diventare morboso nei suoi confronti. Negli ultimi tempi era geloso, in alcune occasioni ha fatto delle scenate all’interno dell’hotel", ha raccontato la collega.
Parole confermate da altri lavoratori: "Una volta lei ha poggiato le mani sulle spalle di un collega. De Maria ha visto questa cosa ed è completamente impazzito". Un altro collega ancora, poi, ha riferito di aver messo una pulce nell’orecchio alla donna: "Una volta li ho visti che si appartavano. Ho messo in guardia Chamila, le ho detto di fare attenzione a quell’uomo parlandole della sua vicenda giudiziaria e criminale".