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Ilva, chiesto il rinvio a giudizio per Vendola

di Lucia Esposito domenica 9 marzo 2014

3' di lettura

La Procura della Repubblica di Taranto ha chiesto il rinvio a giudizio nell’ambito dell’inchiesta dell’Ilva del presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, del sindaco di Taranto, Ezio Stefano, e dei proprietari dell’Ilva, Emilio, Fabio e Nicola Riva. La richiesta di rinvio a giudizio è stata depositata alla cancelleria del gup. Al governatore Vendola è contestata la concussione verso il direttore generale dell’Arpa Puglia, Giorgio Assennato, al sindaco Stefano, invece, l’omissione di atti d’ufficio   Le accuse - Secondo la Procura, Vendola avrebbe fatto pressioni sull'Agenzia regionale per l’ambiente affinché cambiasse il tiro sull'Ilva. Il tutto sarebbe poi sfociato nel mancato rinnovo dell’incarico ad Assennato in scadenza nel febbraio 2011 a causa delle pressioni esercitate dall’Ilva che contestava duramente l’operato del dg dell’Arpa. Al sindaco di Taranto, invece, si contesta il fatto che dopo l’invio di un esposto alla Procura di Taranto nel quale segnalava i danni da inquinamento e soprattutto le malattie, nessuna azione sarebbe stata messa in campo dall’amministrazione comunale. Ben più pesante l’accusa verso Emilio Riva e i figli Fabio e Nicola: associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale. Emilio e Nicola Riva hanno già scontato un anno di arresti domiciliari, da luglio 2012 a luglio 2013, e ora sono in libertà. I proprietari - Per Fabio Riva invece i giudici inglesi hanno dato parere favorevole alla richiesta di estradizione avanzata dalla Magistratura italiana e ora si è in attesa dell’appello. Fabio Riva è destinatario - nell’ambito della stessa inchiesta sull'Ilva - di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip Patrizia Todisco il 26 novembre 2012 e non eseguita per l’intracciabilità dell’interessato. Fabio Riva si trova tutt'ora in Inghilterra. Prima delle richieste di rinvio a giudizio, lo scorso 30 ottobre la Procura di Taranto aveva fatto notificare, tramite la Guardia di Finanza, 53 avvisi di conclusione delle indagini. Di questi, 50 riferiti a persone fisiche e tre a società: Ilva, Riva Fire (la capogruppo) e Riva Forni Elettrici. Oltre ai nomi di Vendola e Stefano, ci sono, con imputazioni differenti, anche quelli dell’attuale assessore regionale all’Ambiente, Lorenzo Nicastro, dell’ex assessore regionale e oggi deputato di Sel, Nicola Fratoianni, di diversi dirigenti regionali, tra cui l’ex capo di gabinetto di Vendola, Francesco Manna, dell’attuale capo di gabinetto, Davide Pellegrino, e del dirigente del settore Ambiente della Regione Puglia, Antonello Antonicelli. Il commissariamento - L’inchiesta è partita nel 2009 ma ha subìto una vera e propria impennata nel 2012 con l'incidente probatorio davanti al gip Patrizia Todisco, la presentazione di due perizie in cui si evidenziava il pesante impatto dell’inquinamento dell’Ilva sulla salute dei tarantini, quindi i primi arresti e il sequestro senza facoltà d’uso degli impianti dell’area a caldo del siderurgico avvenuti a luglio 2012. Altri arresti e sequestri ci sono poi stati a novembre del 2012 gli ultimi a settembre 2013. La vicenda Ilva, accanto al percorso giudiziario, è stata, ed è tutt'ora oggetto, di attenzione di Governo e Parlamento. Lo scorso 4 giugno, infatti, il Governo Letta ha commissariato l’Ilva affidandone la responsabilità a Enrico Bondi - coadiuvato dal sub commissario Edo Ronchi. Il Parlamento, invece, ha varato tre leggi specifiche sull'Ilva di cui l’ultima lo scorso 6 febbraio che prevede tra l’altro l’aumento di capitale, da parte del commissario Bondi. Altri provvedimenti sull'Ilva in materia di discariche sono stati poi inseriti nell’ambito di un’altra legge varata ad ottobre 2013 mentre i commissari hanno già preso contatto con i ministri del nuovo Governo Renzi per la situazione della fabbrica: Bondi e Ronchi, infatti, hanno incontrato nei giorni scorsi il responsabile dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, e ieri quello dello Sviluppo economico, Federica Guidi. Il Governo è infatti chiamato ad approvare il Dpcm relativo al piano ambientale dello stabilimento di Taranto, al quale farà poi seguito il piano industriale della società.

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