Il governo Renzi dà l'ok all'uso della cannabis a scopo terapeutico. Il Consiglio dei ministri ha deciso di non impugnare dinanzi alla corte Costituzionale la legge regionale abruzzese numero 4 del 04 gennaio 2014, che disciplina le "modalità di erogazione dei farmaci e dei preparati galenici magistrali a base di cannabinoidi per finalità terapeutiche". Anche se il governo non ha varato nessun decreto legge, con l'assenza di impugnazione della legge regionale abruzzese, lascia le porte aperte per una futura legge in materia estesa a livello nazionale. La legge regionale - La norma prevede che i "medicinali cannabinoidi possono essere prescritti, con oneri a carico del sistema sanitario regionale, da medici specialisti del SSR e da medici di medicina generale del SSR, sulla base di un piano terapeutico redatto dal medico specialista". Il governo da quindi di fatto il via libera a un trattamento considerato tra i più liberali di quelli previsti in ambito regionale, dato che prevede anche la possibilità di coltivazione. La cura può avvenire sia "in ambito ospedaliero o in strutture ad esso assimilabile" che "in ambito domiciliare". In entrambi i casi l'erogazione avverà gratuitamente. I precedenti - La legge abruzzese arriva sull'esempio di quelle di altre regioni: prima la Toscana, poi la Liguria, dove la legge è stata impugnata dal governo Monti. Poi le Marche nel 2013 ma solo "in assenza di valide alternative terapeutiche", il Friuli Venezia Giulia, la Puglia e il Veneto, dove anche in questo caso il governo Monti aveva bloccato la normativa. La norma del consiglio regionale abruzzese è stata promossa nel 2011 dai consiglieri Maurizio Acerbo di Rifondazione comunista e Antonio Saia dei Comunisti italiani, e sottoscritto anche dai consiglieri dell'allora popolo della libertà Riccardo Chiavaroli e Walter di Bastiano.