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Mps, i pm indagano sulla banca del Pdl Verdini e i giornali dimenticano il Pd

A Siena fari puntati sul Credito cooperativo fiorentino del coordinatore azzurro, e a Corriere e Repubblica non sembra vero
di Giulio Bucchi domenica 10 febbraio 2013

3' di lettura

  di Francesco Borgonovo   Stai a vedere che adesso la colpa è di Denis Verdini e, per la proprietà transitiva, del Pdl. La misura di quanto siano stravaganti le indagini sulla brutta vicenda di Monte dei Paschi di Siena sta tutta nelle righe iniziali dell’articolo uscito ieri sul Corriere della Sera a firma Fiorenza Sarzanini. «L’indagine della magistratura di Siena adesso coinvolge anche la politica», era l’incipit. Come? La politica viene coinvolta soltanto adesso, cioè proprio quando spunta il nome di Verdini?   Ma il pezzo prosegue, spiegando che ora l’indagine «punta ad accertare i rapporti tra banchieri e rappresentanti dei partiti che a livello locale e nazionale possano aver influito sulle scelte dei vertici di Monte dei Paschi». E tutti questi rapporti  riguardano  il solo coordinatore del Pdl? Ma non scherziamo. Eppure ieri, a leggere i giornali, sembrava proprio che l’unico uomo di partito coinvolto nel caso - una sorta di  responsabile del malaffare toscano - fosse proprio Verdini. Repubblica sfoderava un titolone: «Mps, i pm seguono la pista Verdini». E nel pezzo si raccontava che i suddetti pm prestano «forte attenzione ai legami con i politici». Quelli di un solo versante, a quanto pare. Ma vediamo che avrebbe fatto di tanto orribile Verdini. Dagli atti dell’inchiesta G8-grandi eventi, chiusa a dicembre, è emersa una intercettazione telefonica in cui l’azzurro parla con Giuseppe Mussari. Siamo nel 2010. All’epoca Verdini era ancora presidente del Credito cooperativo fiorentino. Nella conversazione, egli chiede a Mussari che Mps sostituisca la sua banca nel finanziamento a Btp di Riccardo Fusi, per un importo di dieci milioni di euro (parte di una cifra complessiva di 150 milioni). Il fatto è che Mussari rifiuta. Ma su questo punto i giornali progressisti glissano (Repubblica, per dire, lo specifica solo in una scheda).    E qui si impone una riflessione. Nella vicenda Mps parliamo di circa quattro miliardi di euro sborsati dallo Stato tramite i Monti bond. E Verdini deve diventare la pietra dello scandalo per un prestito da dieci milioni (al confronto sono bruscolini) che Mussari nemmeno gli ha concesso? Non solo. Nell’inchiesta sull’istituto di credito senese si nota la totale assenza di intercettazioni telefoniche. Guarda caso, qual è l’unica registrazione che spunta fuori adesso? Quella che riguarda un uomo del Pdl, riferita per altro a un’inchiesta già chiusa. Sorprendente. Ma forse il fatto che si tiri in mezzo un uomo di rilievo del centrodestra non è questione di «interesse nazionale», lo stesso interesse che il presidente Giorgio Napolitano si è premurato di difendere qualche giorno fa in un’intervista al Sole 24 Ore .    Dall’intercettazione telefonica, poi, secondo vari quotidiani emergerebbe una notevole confidenza tra Mussari e Verdini. Il che è piuttosto normale, essendo costoro due banchieri, per altro conterranei. Pare che da questo rapporto si dovrebbe dedurre il legame di Mps col Pdl. Siamo alle comiche. Mussari è l’uomo che ha versato 700 mila euro al Pd; la sua banca dipendeva da una fondazione in cui 14 consiglieri su 16 erano nominati dal centrosinistra. Su 700 nomine effettuate dal gruppo Mps, notava ieri il coordinatore toscano del Pdl Massimo Parisi, ben 692 o 693 sono state effettuate dal Pd e solo 7-8 dal Pdl.   E adesso vogliono darci a bere che l’unico uomo politico di rilievo nazionale ad essere coinvolto è di centrodestra? Il solo nome a finire sui giornali deve essere quello di Verdini? Va bene che in Toscana fanno il vino buono, ma qui qualcuno esagera.      

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