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Ristoranti, alberghi e aereiLe vacanze dove i bimbi sono vietati

Per chi non regge le intemperanze dei marmocchi arrivano i soggiorni per soli adulti
di Eliana Giusto domenica 8 settembre 2013

3' di lettura

Bambini che urlano, strillano, piangono ininterrottamente. Essere in aereo, magari per una traversata, e dover sopportare piccoli che non smettono un secondo di urlare, correre tra i corridoi e picchiare sul sedile davanti che, ovviamente, è proprio il vostro. O - peggio - al ristorante, durante una cena di lavoro o romantica, non riuscire a intrattenere una conversazione perché al bimbo del tavolo vicino quel cibo proprio non piace e vuole andare a casa. Fuor d’ipocrisia, alzi la mano chi, almeno una volta, non ha desiderato veder sparire il piccolo ospite.  A volte in vacanza, più che altro per chi non ha figli a carico, la presenza dei più piccoli può diventare un problema. Ed ecco che subito il mercato raccoglie l’appello. E propone le vacanze «no kids» - formula che, tradotto, significa letteralmente «niente bambini». E sta a indicare hotel e resort in cui l’accesso è vietato ai più piccoli. La nuova moda - La moda, nata oltreoceano, è presto diventata un must nel nord Europa, conquistando inizialmente Paesi come Svezia e Germania. Oggi, forse con un po’ di ritardo - e anche, per la verità, un po’ di comprensibile perplessità - rispetto alla nascita del trend, anche l’Italia si sta attrezzando per offrire a chi lo desideri  luoghi di vacanza interdetti ai più piccini. Alberghi, ma anche ristoranti, bar e addirittura aerei in cui la presenza dei bambini - per usare un eufemismo - non è gradita. In questo senso, già nel 2008 la scrittrice francese Corinne Maier, pur essendo mamma di due splendidi bambini, spiegava in un libro come nei luoghi più «trendy» i piccoli non fossero ben visti e anzi risultassero addirittura sgraditi - elemento, questo, che per la verità spingerebbe più che altro a mandare a quel Paese i radical chic del «no kids». Ma tant’è: ecco che, per esempio, in Svezia non sono pochi gli hotel che non accettano prole sotto i dodici anni. Così come nella latinissima Spagna la catena «Iberostar» accetta ospiti a partire dai 14 anni, e la «Sandals» addirittura dai diciotto. In Austria l’albergo «Cortisen», uno dei più gettonati della regione, è vietato ai bambini di ogni età, e nonostante questo - o forse proprio per questo - registra in ogni stagione il tutto esaurito, segno che - come spiegano dall’hotel -  sono tanti coloro che apprezzano questo tipo di politica turistica.  In volo - E ormai anche gli aerei cavalcano la tendenza. Per dire, la compagnia inglese «Thomas Cook Airlines» vola già due volte alla settimana per Creta e Gran Canaria soltanto accettando passeggeri adulti, perlopiù diretti verso villaggi e hotel che condividono la stessa filosofia. E negli Stati Uniti la «National Transportation Safety Board» - l’agenzia che si occupa di sicurezza sugli aeroplani - ha scritto alla Federal Aviation Administration per far introdurre la regola «un passeggero-un posto», un vero dissuasore di mobilità infantile. Anche la low cost molto nota in Italia, la «Ryanair», ha avviato un programma di voli in cui i più piccoli non sono ammessi a bordo, dopo che un’indagine condotta dalla compagnia tra i suoi clienti aveva dimostrato che il 50 per cento di loro avrebbe pagato volentieri un sovrapprezzo per poter viaggiare su voli senza bambini a bordo.  E in Italia? Da anni, l’hotel «La Scalinatella» a Capri, piccolo ed elegantissimo cinque stelle arrampicato su via Tragara e considerato uno dei  luoghi più suggestivi in cui soggiornare , vieta l’accesso ai tour operator e sconsiglia fortemente la vacanza con bambini. L’idea è molto apprezzata, spiegano,  soprattutto da chi i bambini in effetti li ha e però, per qualche giorno l’anno, vuole regalarsi il lusso di poter dormire beato senza l’urlo del figliolo. Preferiscono il target adulto anche il resort «Alpin Garden»  in Val Gardena e il  «Palazzo Hedone» a Scicli, provincia di Ragusa.  In ogni caso, la policy «no kids» in Italia non manca di generare polemiche. Non esiste infatti un vero e proprio divieto in quanto - come spiegato da Barbara Casillo, direttore di Confindustria Alberghi - la legge italiana non consente il divieto d’accesso a nessuno in alcun luogo. E se da una parte ci sono quei viaggiatori che lamentano continuamente sui siti di recensioni l’insopportabile presenza in questo o quell’albergo di bimbi urlanti  e cercano espressamente strutture che non siano propriamente «per famiglie»; dall’altra movimenti come l’Associazione Nazionale Famiglie Numerose hanno espresso indignazione verso un orientamento turistico definito addirittura discriminante. di Marianna Baroli

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