C’è un silenzio che spaventa, e uno che protegge. Allen, cinque anni, scomparso per oltre trentasei ore nei boschi di Latte, a Ventimiglia, ha scelto il secondo. Si è nascosto sotto terra, tra rovi e cemento, in un cunicolo vicino all’autostrada, come farebbe un cucciolo spaventato dal rumore del mondo. Non ha risposto ai richiami, non si è mosso quando gli elicotteri sorvolavano la zona. È rimasto lì, nascosto, immobile. Vivo. E ad aiutarlo, da lontano, c’è stato qualcuno che non lo conosceva affatto, ma sapeva esattamente cosa cercare. Lo psicologo ligure Roberto Ravera, esperto di neuropsichiatria infantile e disturbi dello spettro autistico, è stato chiamato nella notte tra sabato e domenica. Il prefetto di Imperia, Valerio Massimo Romeo, ha chiesto il suo intervento per capire dove poteva essersi rifugiato un bambino autistico in fuga, spaventato dai rumori, immerso in un ambiente che non conosceva.
Ravera non ha fornito certezze, ma ha offerto una chiave. «Un bambino autistico tende a nascondersi in luoghi chiusi, protetti, dove i suoni non arrivano. Non risponde agli stimoli esterni, non cerca chi lo cerca. Si protegge come può». Un rifugio, ha detto. Un cunicolo. Un angolo che per un adulto è pericoloso, ma per lui è casa. È da lì che è partita la svolta. «Ho visto le immagini – ha detto lo psicologo – è un bimbo che può affrontare digiuno e situazioni difficili».
La sera stessa alle 22, su indicazione del prefetto e grazie al consulto dello psicologo, i soccorritori - Vigili del Fuoco, Protezione Civile, forze dell’ordine e volontari hanno cambiato strategia. Dalle ricerche ampie ai dettagli invisibili. Dalla voce alle mani. «Ho disposto che si controllassero tutti i cunicoli della zona fino all’autostrada», ha spiegato Romeo, «e che si ispezionassero anche le zone d’erba fitta, ogni anfratto, ogni spazio dove un bambino potesse sentirsi al sicuro». Alle 8.48 del mattino, la svolta: Allen è stato trovato. Rannicchiato, stanco, ma vivo. Era in un cunicolo a poche centinaia di metri dalla recinzione del campeggio dove era scomparso venerdì sera. Si era nascosto lì dopo essersi allontanato, probabilmente spaventato da qualcosa, un rumore improvviso. O forse attratto da una luce. Da allora pare non si sia più mosso. «Devo ringraziare lo psicologo», confida il prefetto Romeo, «che stamane (ieri, ndr) si è detto felicissimo del ritrovamento, ma anche il ministro Piantedosi, che ci è stato vicino. La prima telefonata dopo il ritrovamento del bimbo è stata la sua».
Roberto Ravera, psicologo e presidente della Fondazione Don Gnocchi, lavora da anni con bambini e ragazzi fragili, anche in contesti difficili come le carceri minorili o le zone di guerra. Ma la sua è stata un’intuizione scientifica e umana insieme. «I bambini autistici hanno un rapporto diverso con il mondo», ha spiegato in passato. «Non sono sordi, ma scelgono a cosa rispondere. Non sono muti, ma parlano solo quando si sentono al sicuro». Allen non ha parlato. Ma la sua assenza di parole è stata un messaggio chiarissimo. E chi l’ha saputo ascoltare, lo ha salvato. Intorno a lui, un’Italia che per due giorni ha trattenuto il fiato. Un Paese che ora applaude la macchina dei soccorsi: 200 persone coinvolte, tecnologie avanzate, ma soprattutto testa, cuore e ascolto. Quello che ha permesso di trasformare un caso disperato in una storia a lieto fine. «Quando ha alzato il braccio per toccarsi il naso, abbiamo capito che era vivo. È stata un’emozione impossibile da raccontare», ha detto Dario Mattiauda, uno dei tre soccorritori della Protezione Civile di Pompeiana che, insieme a Matteo Trecci ed Edoardo Campione, hanno riportato il bambino a casa, tra le braccia dei genitori e sotto l’applauso di un intero paese. Ora il piccolo è sotto osservazione all’ospedale di Imperia, dove i medici parlano di un buono stato di salute generale. La madre e il padre, filippini residenti a Torino, angosciati e silenziosi durante le ore della scomparsa, hanno ringraziato in lacrime chi ha trovato il loro bambino. E chi, con una parola e un’intuizione, ha indicato dove cercarlo.
Il padre, visibilmente commosso, ha trovato solo due parole da dire: «Grazie a tutti». Bastano. Perché in quelle due parole c’è il peso di 36 ore d’inferno e il sollievo per un lieto fine che sembrava impossibile. Non è sempre vero che “andrà tutto bene”. Ma quando accade, spesso è perché qualcuno ha saputo ascoltare il silenzio. Resta un fascicolo aperto in Procura e una dinamica ancora da chiarire: soprattutto quella delle ore trascorse tra la scomparsa e il ritrovamento di Allen. Sotto esame la posizione dell’uomo che lo avrebbe visto in strada l’ultima volta e accompagnato a un bivio senza assicurarlo ai genitori. Per lui la Procura valuta ora l’ipotesi di abbandono di minore: avrebbe dovuto dare subito l’allarme.