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Leonessa e lo strano caso dei fascisti-partigiani

Nel 1944 strage nazista nel borgo reatino. Tra le vittime Tavani, Palla e Crescenzi. Che però risultano anche nell'albo dei caduti della Repubblica Sociale di Salò...
di Giulio Bucchi domenica 6 ottobre 2013

2' di lettura

Sapete cos'è un doppione? Immaginiamo di sì, perché in fondo a scuola tutti abbiamo fatto collezione di figurine e scambiato i "doppioni" dei giocatori con i compagni. Crediamo invece non vi sia mai capitato di trovare "morti doppioni" della guerra civile. A noi è successo: documentandoci su una strage tedesca dell'aprile '44 a Leonessa (Ri) abbiamo notato che tre persone, un medico e due operai, risultano essere caduti sia partigiani e sia fascisti. Coincidenza? Ora vi raccontiamo. La lista - La Commissione Regionale per il riconoscimento dei partigiani dell'Umbria stila nel 1946 una lista con i nomi dei resistenti delle formazioni della regione. Lista alla mano, troviamo i caduti di Leonessa; tra loro tre stuzzicano il nostro interesse: Ugo Tavani, Ivano Palla e Silvestro Crescenzi, morti il 7 aprile 1944 nel borgo reatino ed indicati come elementi della Brigata Garibaldina Antonio Gramsci. Nomi che non ci sono nuovi perché già letti altrove, cioé sull'Albo caduti e dispersi della RSI, voluminoso documento prodotto dalla Fondazione RSI Istituto Storico di Terranuova Bracciolini (Ar). L'Albo - Stando all'elenco della Fondazione Tavani sarebbe stato un medico maggiore della Guardia Nazionale Repubblicana e commissario prefettizio di Leonessa; Crescenzi un iscritto al Partito Fascista Repubblicano e Ivano Palla (elencato nella stessa riga del Crescenzi) un operaio militare. Luogo di morte Leonessa, data di morte 7 Aprile 1944, motivo "errata rappresaglia tedesca". Le lapidi - Partigiani o repubblichini? Sono troppe le cose che non tornano, malgrado i nomi dei tre siano incisi sulle lapidi di Leonessa e di Terni, sul muro esterno dell'antico Palazzo Farini quali caduti antifascisti. Stesso nome e stessa sorte il medesimo giorno: più che di fronte a doppioni, a quasi 70 anni dagli eventi potremmo essere davanti ad una clamorosa svista storiografica.  di Marco Petrelli

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