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Luca Bottura, dall'antifascismo all'antiromanismo

La calura fa sempre più rima con Bottura, che ormai è sempre più ossessionato dal fascismo: lo squadrismo giallorosso potrebbe essere il nuovo mood
di Francesco Storace mercoledì 11 giugno 2025

3' di lettura

La calura fa sempre più rima con Bottura, che ormai è sempre più ossessionato dal fascismo. Lo squadrismo giallorosso – nel senso della Roma calcio – potrebbe essere il nuovo mood, magari in accoppiata con Paolo Berizzi. No, il caldo non ha contagiato anche la nostra testa. Ma è proprio lui, Luca Bottura, a preoccupare chi gli vuole bene per qualche fesseria di troppo sparata su X, e una volta tanto nemmeno con un considerevole numero di like. E magari ci sarà rimasto male. Non gli piace il logo scelto dalla Roma. Ci intravede un po’ di nostalgia e non lo manda a dire, senza però far ridere: «La Roma torna a un logo più storico. Potevano scegliere uno qualunque a cui ispirarsi, come colori e grafica, tra i tanti del passato. E invece...».
Già, viene dal 1927 quella storia e lui impazzisce. Chissà se ricorda che lo stadio di Bologna, la sua città e la sua squadra, si chiamava Littoriale, poi Comunale dopo la guerra, e in tempi più recenti Dall’Ara. E se qualcuno tornasse all’antico nome, come sopravviverebbe il povero Bottura?

Ma davvero quel logo richiama il fascismo (così disturba anche i tifosi laziali, spesso accusati di nostalgismo...)? Se il tema è il contesto storico, per accontentare il comico più comico della sinistra bisognerebbe cancellare larghissima parte di Roma. Che facciamo, chiediamo a Gualtieri di azionare le ruspe sull’Eur, tanto per fare un esempio? O ci espandiamo fino a Sabaudia? E poi quella Lupa capitolina che campeggia sul logo giallorosso risale magari a un pochettino di tempo prima, allattava Romolo e Remo. Difetta negli studi il nostro amico... Ma forse è il richiamo imperiale che acceca gli occhi di chi non vuol vedere né capire. Se l’ossessionato vorrà approfondire il tema anche per farsi passare i dubbi sulle inesistenti nostalgie della famiglia Friedkin, potrà consultare libri e informarsi sulla grafica razionalista del tempo. Le caratteristiche erano: 1) Linee pulite; 2) Tipografia monumentale (ad es. caratteri “romani” maiuscoli); 3) Simmetria, rigore, assenza di decorazioni superflue. Tutto questo è ideologico?

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Quel logo non ha affatto simboli riferibili al fascismo, e semmai rientra nell’estetica dell’epoca con forme razionali, severe, e ispirate alla classicità. Che cosa possa entrarci con il regime solo Bottura lo può sapere. Domanda l’esperto: la critica come quella di Bottura vuole sollevare una questione culturale? E quindi che si fa, quando si recuperano simboli storici, occorre persino valutare il contesto in cui sono nati? Ma perché non contrastate il caldo che soffrite senza alcun dubbio con docce gelate anziché rifilarci quelle che in realtà sono le vostre nostalgie per una lotta che vi riduce sempre più a minoranze senza consenso? La grafica del tempo probabilmente influì le opere che si susseguirono negli anni Venti. E tanti volumi lo indicano ancora oggi con grande ammirazione. Da qui a pensare di poter distruggere “culturalmente” tutto ciò che è stato è un’insensatezza sesquipedale. Altrove si traduce in “woke” e “cancel culture”. Ma non sanno nemmeno che cosa significa l’amore per il calcio e i suoi simboli. Andare a scuola, please. I tifosi giallorossi, più attenti di Bottura, in quel logo hanno trovato una maglia indossata dai calciatori della Roma in un derby del 2024. Nostalgici anche loro?

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