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Provenzano chiede i "danni morali" all'Italia: ricorso alla Corte di Strasburgo

I legali del boss mafioso hanno presentato la richiesta alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo: "Trattamento inumano in carcere"
di Francesca Canelli domenica 29 settembre 2013

Bernardo Provenzano

1' di lettura

Bernardo Provenzano, il boss di Cosa Nostra finito in carcere nel 2006 dopo 43 anni di latitanza, ha presentato ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo per i trattamenti ricevuti in carcere. Rosalba Di Gregorio e Franco Marasà, i legali del "ragioniere", hanno chiesto la condanna dell'Italia per "trattamento carcerario inumano", pretendendo una "equa riparazione, comprensiva dei danni patrimoniali e morali subiti". L'Italia potrebbe così trovarsi nella situazione di dover risarcire il capomafia per eccellenza.  I precedenti - Lo scorso 3 settembre il Tribunale di Sorveglianza di Bologna ha respinto la richiesta di revoca del regime di carcere duro (il 41bis) a cui è sottoposto il boss fin dall'aprile 2006, quando venne catturato nelle campagne attorno a Corleone. I legali di Provenzano motivavano la richiesta con le sue precarie condizioni di salute. Prima il presunto tentativo di suicidio, poi le cadute nel carcere di Parma in cui è detenuto: a seguito di questi fatti è stato dichiarato incapace di intendere e di volere, e la sua posizione nel processo sulla trattativa stato-mafia stralciata. Le procure di Palermo, Caltanissetta e Firenze avevano dato il via libera alla revoca del 41bis, ma il Tribunale di Sorveglianza è stato di diverso avviso (come la Procura Nazionale Antimafia), ritenendo le sue condizioni di salute compatibili con il regime di carcere duro, necessario data l'inalterata pericolosità di Provenzano. 

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