Lampedusa accoglie Papa Francesco
Alle 9 meno cinque minuti, in anticipo di circa mezz'ora rispetto al protocollo, il Pontefice è atterrato all’aeroporto di Lampedusa accolto dal sindaco Giusy Nicolini, l’arcivescovo di Agrigento monsignor Francesco Montenegro e il parroco don Stefano Nastasi. Subito dopo è stato accompagnato a Cala Pisana e a bordo di una motovedetta della Guardia Costiera raggiungerà, con una "scorta" di oltre 120 pescatori, la porta d’Europa per compiere il simbolico e significativo gesto nel suo primo viaggio apostolico. Quando è stato avvertito del nuovo sbarco il Papa ha commentato: "Sono qui per questo". I politici più sensibili al tema-immigrazione gongolano. Dal ministro dell'Integrazione Kyenge al presidente della Camera Laura Boldrini, che ha parlato di "una grande emozione": "Sono molto grata al Papa - ha detto al TgLa7 - per questo gesto che fa pensare e spero che faccia pensare anche tutti coloro - accusa - che in questi anni hanno voluto non vedere l’umanità e si sono limitati ai numeri, alla contabilità degli arrivi senza capire - aggiunge - che ogni numero era una persona, una storia, una vicenda personale difficilissima. Oggi, questo il Papa ha detto, con il no alla globalizzazione dell’indifferenza". Bei sentimenti che non nascondono, però, l'odore della retorica. Non appena il Papa ha lasciato Lampedusa, sono ripresi gli sbarchi dei clandestini: in 24 ore sono arrivati 559 profughi, Guarda le foto della storica visita nella Gallery Guarda il video su LiberoTv: "Lampedusa attende Bergoglio" Guarda il video su LiberoTv: "Papa Francesco lancia fiori in mare per i migranti morti" La storia del migrante che ha commosso Francesco - Il Papa dall’aeroporto di Lampedusa si è spostato a bordo di una scassatissima Golf di proprietà di don Giuseppe Calandra, il segretario del vescovo di Agrigento, monsignor Francesco Montenegro, che lo ha accompagnatto fino a Cala Pisana. Qui è salito sulla motovedetta che lo ha portato a largo dove ha lanciato nell'acqua una corona di fiori bianchi e gialli. Una volta tornato a terra ha incontrato i migranti. Qualcuno gli ha raccontato l'inferno che ha vissuto prima di arrivare a Lampedusa: "Per arriavre qui abbiamo superato tanti ostacoli, siamo stati rapiti dai vari trafficanti, abbiamo sofferto moltissimo", ha detto un giovane di colore al Pontefice. "Vorremmo aiuto dal nostro Santo Padre, vorremmo che altri paesi ci aiutassero". Papa Francesco ha ascoltato in silenzio con visibile commozione. In giro con la campagnola - Papa Bergoglio e' giunto al campo sportivo su una campagnola scoperta, salutato al passaggio dalla folla che, sulle note della musica sacra, lo ha accolto al grido di 'Francesco, Francesco' mentre lo speaker annunciava: 'Il Papa e' con noi'. E ancora: 'Si sente, si sente: il Papa è qui presente'. Francesco ha stretto le mani dei fedeli, accarezzando alcuni bambini lungo il percorso. Il Papa, con la casula viola, simbolo del dolore, davanti a circa 15.000 persone, al campo sportivo 'Arena', in localita' Salina, a Lampedusa, ha poi celebrato la Messa da un altare ricavato da una barca. In prima fila, tra i fedeli, ci sono i migranti. Sull'altare, cinque pani e due pesci. Poco prima delle celebrazione, Francesco ha rivolto un omaggio alla statua della Madonna. Al suo fianco, monsignor Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento. La dura omelia di Bergoglio - Papa Francesco ha pronunciato parole durissime nella sua omelia al campo sportivo di Lampedusa, ricordando il sacrificio di 20 mila migranti che sono morti nel Mediterraneo mentre fuggivano alla fame e alla guerra per cercare un futuro dignitoso. "Chi è il responsabile del sangue di questi fratelli e sorelle? Nessuno! Tutti noi rispondiamo così: non sono io, io non c'entro, saranno altri, non certo io", ha detto il Pontefice. "Ma Dio - ha ricordato - chiede a ciascuno di noi: 'Dov'e' il sangue di tuo fratello che grida fino a me?'". "Oggi - ha denunciato Francesco - nessuno si sente responsabile di questo; abbiamo perso il senso della responsabilita' fraterna; siamo caduti nell'atteggiamento ipocrita del sacerdote e del servitore dell'altare, di cui parla Gesù nella parabola del Buon Samaritano: guardiamo il fratello mezzo morto sul ciglio della strada, forse pensiamo 'poverino', e continuiamo per la nostra strada, non è compito nostro; e con questo ci sentiamo a posto". Per Papa Bergoglio, "la cultura del benessere, che ci porta a pensare a noi stessi, ci rende insensibili alle grida degli altri, ci fa vivere in bolle di sapone, che sono belle, ma non sono nulla, sono l'illusione del futile, del provvisorio, che porta all'indifferenza verso gli altri, anzi porta alla globalizzazione dell'indifferenza. Ci siamo abituati alla sofferenza dell'altro, non ci riguarda, non ci interessa, non è affare nostro! Ritorna la figura dell'Innominato di Manzoni. La globalizzazione dell'indifferenza ci rende tutti "innominati", responsabili senza nome e senza volto". Oltre alla figura del rapitore di Lucia Mondella, il Pontefice ha evocato - nell'omelia - anche un altro personaggio letterario: il Governatore ucciso in una commedia di Lope de Vega che narra come gli abitanti della citta' di Fuente Ovejuna avessero giustiziato il tiranno in modo che non si sappesse chi aveva compiuto l'esecuzione. E quando il giudice del re chiede: "Chi ha ucciso il Governatore?", tutti rispondono: "Fuente Ovejuna, Signore". "Tutti e nessuno!", ha riassunto il Papa. ''La mia visita è per risvegliare le coscienze. Quando alcune settimane fa ho appreso la notizia, che tante volte sui è ripetuta, di immigrati morti in mare -da quelle barche che invece di essere una via di speranza sono state una via di morte- il pensiero mi è tornato come una spina nel cuore che porta sofferenza. Ho sentito che dovevo venire qui oggi a pregare. Perche' cio' che è accaduto non si ripeta più". Il saluto ai musulmani - Nella messa a Lampedusa, papa Francesco ha rivolto un pensiero "ai cari immigrati musulmani che, oggi, stasera, stanno iniziando il digiuno di Ramadan, con l'augurio di abbondanti frutti spirituali". "La Chiesa vi è vicina - ha aggiunto - nella ricerca di una vita più dignitosa per voi e le vostre famiglie. A voi, 'O 'scia'". La gioia del sindaco e del parroco - Giusi Nicolini, sindaco tutto fare di Lampedusa non sta nella pelle: "La visita del Papa a Lampedusa è il riconoscimento più grande e più bello del ruolo che la nostra isola da quindici anni svolge nel Mediterraneo. Il messaggio sarà forte, fortissimo, squarcerà il silenzio che ha coperto le morti, la grande ingiustizia che si consuma a Lampedusa. Aiuterà Lampedusa a esser meno sola a essere accolta in Europa". E' lo stesso don Stefano a gettare una frecciata alle istituzioni: "Non è cambiato nulla rispetto al passato. I lampedusani hanno sempre accolto gli immigrati, come domani accoglieranno il Santo Padre. L’unica cosa che si può aggiungere è che in questi anni non si è fatto nulla per aiutare Lampedusa a essere riabilitata. Questo va detto, senza entrare nei particolari. Ecco perchè mi auguro che questa visita dia un segnale nuovo non solo per Lampedusa. La nostra diocesi è una terra martoriata". Don Stefano Nastasi, parlando con la stampa, ricorda l’emergenza immigrati di due anni fa: "Io sono qui a Lampedusa da più di sei anni - dice - e ho vissuto momenti molto forti. Ricordo benissimo le notti del 9, 10 e 11 febbraio 2011 quando arrivavano oltre mille tunisini a notte e nessuno li voleva. Nè l’Italia nè l’Europa e noi li abbiamo sistemati nel campo sportivo, che è stato i primo luogo di raccolta dei tunisini, proprio il luogo che domani ospiterà migliaia di fedeli che ascolteranno il Santo Padre". Al momento ci sono al Centro d’accoglienza 112 migranti, tra cui 75 minori non accompagnati. Di questi 50 saranno trasferiti domani al molo Favaloro. "Sono stati invitati e non certo costretti a venire - spiega don Stefano - tra loro ci sono anche musulmani. Sono stati scelti uomini, donne, bambini, giovani. Sono rappresentativi tra coloro che sono al Centro d’accoglienza". Altri migranti, ma questa volta solo cristiani, parteciperanno alla Santa Messa che verrà celebrata dal Papa. Ai giornalisti che gli chiedono come mai il Papa non vada al Centro d’accoglienza, don Stefano risponde: "Prima dei luoghi vuole incontrare i volti dei migranti".