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Palermo, processo Dell'Utri: i giudici in camera di consiglio

Il Senatore a Palermo: "Mangano? Era una persona per bene che si occupava di cavalli". Il legale: "Inevitabili alcune amicizie pericolose"
di Sebastiano Solano sabato 30 marzo 2013

Marcello Dell'Utri

2' di lettura

Dovrebbe terminare oggi, lunedì 25 marzo, la Via Crucis giudiziaria di Marcello Dell'Utri, da vent'anni nel mirino della procura di Palermo. Il processo vede accusato l'ex-Senatore del Pdl di concorso esterno in associazione mafiosa per i fatti antecedenti il 1992. Il punto cruciale dell'accusa è quello di aver fatto da intermediario, per trent'anni, tra Cosa nostra e Silvio Berlusconi.  Un processo lungo vent'anni - Il processo di primo grado inizia nel 1997 e termina nel 2004, quando il fondatore di Publitalia, la concessionaria pubblicitaria di Mediaset, fu condannato a 9 anni di carcere. La sentenza d'appello del 2010 cambia parzialmente il verdetto: Dell'Utri condannato a 7 anni, ma solo per i fatti antecedenti al 1992. Per i fatti contestategli per gli anni successivi, ossia dalla fondazione di Forza Italia ad oggi, l'ex Senatore viene prosciolto. La Cassazione, lo scorso anno, mette i puntini sulle i: la collusione di Dell'Utri con la mafia siciliana risale al 1977 e termina nel 1992. Quindi annulla con rinvio la sentenza, che dovrebbe arrivare nelle prossime ore. L'ex-Senatore del Pdl è presente, già da questa mattina durante l'udienza, in aula a Palermo, rivendicando la sua totale estraneità ai fatti. "Mangano? Una persona per bene" - A margine dell'udienza di oggi, alla folla di giornalisti presenti ha dichiarato: "Io non ho mai aiutato la mafia, ho aiutato soltanto a Milano Vittorio Mangano, che era una persona per bene". Stuzzicato dai giornalisti ha poi rievocato, ancora una volta, la sua conoscenza con Vittorio Mangano: "Il pg ha fatto un pentolone dove ha messo dentro tutto, pure la storia del mondo, per tirare fuori la mia figura come referente della mafia. Ma io vorrei chiarire di non  avere introdotto la mafia a Milano, ho introdotto un signore che si chiamava Mangano, un signore normalissimo che frequentava la squadra di calcio Bacigalupo e che si occupava di cavalli. Se questo vuol dire introdurre la mafia come ha detto il procuratore generale non so cosa dire". Uno dei suoi legali, Massimo Krogh, lo sostiene: "Le amicizie pericolose di Dell’Utri erano inevitabili". E aggiunge: "C'erano personaggi apicali, numeri uno, a un pranzo a Palermo con la regina d’Inghilterra. Succedeva". Dell'Utri, poi, ironizza sugli occhi, vistosamente rossi: "Forse ho l'uveite". La politica italiana? Siamo nella merda" - Dell'Utri, escluso dalle liste del Pdl alle ultime elezioni, si lascia poi andare a qualche commento sull'attualità politica: "Grasso presidente del  Consiglio? Per ora, è presidente del Senato che come carica è superiore a quella di presidente del Consiglio, quindi non gli conviene". Poi, con una metafora, ha così sintetizzato il suo punto di vista sulla situazione politica italiana: "Per ora siamo nella merda, poi vedremo.."

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