Trieste, 16 apr. - (Adnkronos) - E' tutta da chiarire la tragedia che questa mattina ha visto una cittadina ucraina, Alina Diachuk, di 31 anni, togliersi la vita con il cordino della felpa in una stanza del Commissariato di Villa Opicina, una frazione di Trieste. A dirlo, il capo della Procura di Trieste, Miche Dalla Costa, che aggiunge: "Per l'autorita' giudiziaria la donna era libera e doveva essere espulsa". "Il gip - spiega il procuratore - sabato scorso ha ordinato la scarcerazione della ucriana, con il nulla osta all'espulsione. Questo a seguito del provvedimento per il quale la donna era in carcere dal giugno 2011, e cioe' il reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e associazione a delinquere finalizzata a favorire l'ingresso di curdi iracheni nell'Unione europea attraverso la Grecia e l'Italia". "La competenza della Direzione distrettuale antimafia di Trieste - prosegue Dalla Costa - e' dovuta al fatto che i primi arresti si sono verificati a Gorizia". In altre parole, la Diachuk "e' morta nel Commissariato - conclude il procuratore - quando era in una fase di gestione amministrativa".