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Arrestati quattro favoreggiatori del boss De Vita a Trapani

Gli arrestati avrebbero aiutato De Vita a sottrarsi all'ergastolo. Su di lui gravano le accuse di omicidio e partecipazione ad associazione mafiosa
di bonfanti ilaria sabato 10 luglio 2010

2' di lettura

Nelle prime ore del mattino, la Polizia e i Carbinieri di Napoli hanno hanno arrestato 4 presunti favoreggiatori della famiglia mafiosa di Marsala. I provvedimenti di custodia cautelare, firmati dal Gip di Palermo, su richiesta della Dda, sono stati emessi nei confronti di Vincenzo Apelle, 32 anni, autista comunale di scuolabus, Davide Lamantia, 30 anni, Vincenzo Fabio Licari, 35 anni, gestore di un bar, e Domenico Francesco Accardi, 41 anni, al quale sono stati concessi gli arresti domiciliari. Per Tiziana Parrinello, 35 anni, assistente comunale di scolabus, è stato invece disposto l'obbligo di dimora, mentre per Angelo Aiello, 37 anni, commerciante all'ingrosso di pesce, il divieto di soggiorno. Domenico Francesco Accardi, Angelo Aiello, Vincenzo Apelle, Davide La Mantia, Vincenzo Fabio Licari e Tiziana Parrinello sono ritenuti responsabili di avere aiutato a sottrarsi dall'esecuzione della pena Francesco De Vita, 56 anni, latitante da nove e condannato con sentenza definitiva all'ergastolo per omicidio e per partecipazione ad associazione mafiosa. Secondo la dinamica ricostruita dagli investigatori sarebbe stata Tiziana Parrinello ad ospitare De Vita, inserito nell'elenco dei 100 latitanti più pericolosi ed arrestato dai carabinieri di Castelvetrano nel dicembre 2009, presso la propria abitazione in contrada Ciancio, a Marsala. Licari e La Mantia, invece, gli avrebbero messo a disposizione una casa, sempre a Marsala, ma in zona Cardilla, dovesi svolgevano i summit tra il boss ricercato e i suoi fiancheggiatori. De Vita, per i suoi spostamenti, usava come autista Apelle, mentre Aiello si occupava di accompagnare la moglie del boss, Caterina Titone, agli incontri riservati con il marito.  Un ruolo svolto, all'occorrenza, anche da Domenico Accardi, che si occupava di assicurare il "buon funzionamento" dei collegamenti tra De Vita e i suoi fiancheggiatori. Le indagini, coordinate dalla Dda ed eseguite dai carabinieri del Comando provinciale di Trapani e della Compagnia di Castelvetrano, dalla Squadra Mobile di Trapani e dagli agenti del Commissariato di Marsala, hanno permesso, dopo l'arresto del latitante e dei coniugi Nicola Toro e Lucia Ventimiglia, Matteo Ventimiglia e Carmela Impiccichè, proprietari della villa in contrada Ventrischi, ultimo covo del boss, di ricostruire tutta l'organizzata rete di fiancheggiatori posta a sostegno della latitanza di De Vita.

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