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Silvia Romano, la guerra per il petrolio e la "caccia all'Eldorado" dietro al suo rilascio? Il retroscena

lunedì 25 maggio 2020

2' di lettura

C'è un compromesso che riguarda l'Italia e il petrolio ed è nascosto tra le pieghe della trattativa per il rilascio di Silvia Romano. Il Giornale scrive di una trattativa in cui il nostro Paese ha dovuto seguire le direttive dei servizi segreti turchi e affidarsi al Qatar per il pagamento del riscatto. Un Qatar pronto a intrattenere rapporti istituzionali con il nostro governo e a fare affari, ma anche a manovrare i terroristi somali di Al Shabaab, autori del rapimento della cooperante milanese. "Nel nostro settore" spiega al Giornale Michele Marsiglia presidente di Federpetroli, "le modalità non chiare della liberazione di Silvia Romano stanno generando molta curiosità. Molti si chiedono quale sia la contropartita chiesta all'Italia. E se l'Italia dovrà versarla in Libia, come si pensava inizialmente, o se la partita si chiuderà in Somalia o, meglio, in quelle acque dell'oceano Indiano tra Somalia e Kenya considerate il nuovo eldorado energetico. Quei fondali nascondono grossi giacimenti di petrolio e stanno scatenando un interesse pari a quello di una quindicina d'anni fa per la Nigeria".

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Nello scenario della liberazione di Silvia Romano entrano cosi in gioco elementi come il ruolo dei servizi segreti turchi, il riscatto pagato in quel di Doha: l'Italia sembra così condannata a stare dalla parte di Doha e Ankara. E deve farlo anche se questo significa affidare un riscatto per la liberazione di un connazionale a un Qatar sospettato di collaborare con Al Shabaab. O piegarsi a una Turchia che dopo avere preso il nostro posto in Somalia si appresta a fare lo stesso in Libia.

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