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Benzinai senza logo: prezzi bassi e rischio infiltrazioni mafie. L'allarme dell'Unione petrolifera: "Traffico da 3 miliardi di euro"

mercoledì 15 luglio 2020

2' di lettura

Avete mai fatto benzina di una stazione senza logo? Attenzione perché potrebbe essere in mano alla mafia o alla Ndrangheta. L'allarme, ripreso dal Il Messaggero è stato lanciato dall'Unione petrolifera italiana che stima una traffico da 3 miliardi di euro, il 10% del totale consumato in Italia, per un'evasione, tra accise e Iva, di oltre 4 miliardi di euro.

A rimetterci sono i commercianti che non riescono a tenere testa ai prezzi più competitivi dei concorrenti sleali, a beneficiarne, scrive il quotidiano di via del Tritone, sono "le organizzazioni criminali che imbastiscono una lunga serie di truffe che passano dalle complicate cartiere internazionali gestite da broker basati per lo più a Malta, al gasolio fatto transitare dal Brennero, dalla Slovenia o dalla Polonia sotto forma di oli vegetali, alle colonnine taroccate nel conteggio dei litri erogati".

L'Unione petrolifera che ha segnalato "quanto l'incremento dei punti vendita di carburante, registrato negli ultimi anni, abbia esposto il settore all'infiltrazione da parte della criminalità, anche in considerazione dell'utilizzo del denaro contante per pagare il carburante presso i distributori stradali, elemento questo che favorisce il riciclaggio di denaro". 


In Italia sono presenti 21.000 punti vendita di carburante, gestiti da numerosi imprenditori (medi o piccoli), molti dei quali possiedono ne possiedono meno di 30. "Questa distribuzione territoriale", si legge nel dossier, "viene specificato nel dossier - appare sovradimensionata se confrontata con analoghe realtà di altri Paesi dell'Unione Europea. Ciò costituisce un fattore di rischio per la possibile permeabilità del settore. Una simile parcellizzazione, inoltre, non agevola i controlli da parte degli organismi preposti. Controlli, peraltro, che si presentano già particolarmente complessi".

L'Unione petrolifera ha proposto allora la sottoscrizione di un protocollo di legalità con il ministero dell'Interno, proprio per prevenire ogni forma di infiltrazione criminale, nonché per favorire il massimo impulso verso la digitalizzazione dei documenti di trasporto e monitorare il commercio intracomunitario dei lubrificanti


 

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