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Padre Maccalli e Chiacchio ostaggi dei jihadisti: "La finta conversione all'Islam", l'orrore rivelato

sabato 10 ottobre 2020
2' di lettura

Padre Pier Luigi Maccalli e Nicola Chiacchio sono tornati in Italia dopo essere stati liberati in Mali, dove erano ostaggio dei terroristi islamici. Accolti a Ciampino dal premier Giuseppe Conte e dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio, i due sono apparsi magri e provati, ma in buona salute. Dopo l'arrivo in Italia hanno raccontato i loro mesi di prigionia ai pm Sergio Colaiocco e Francesco Dall'Olio. "Abbiamo saputo del Covid da una radio che ci è stata data dai sequestratori", hanno detto i due, che - come si vede nelle immagini - hanno barbe lunghe, cappelli sul capo e mascherine sul viso. 

Maccalli, della diocesi di Crema, era stato rapito nel settembre 2018 da una missione a 150 km dalla capitale del Niger, Niamey, mentre Nicola Chiacchio era stato sequestrato mentre faceva un giro dell'Africa in bicicletta. I due hanno raccontato ai magistrati che non sono stati picchiati, ma a volte, per punizione, venivano legati. "Il momento peggiore è stato quando è fuggito Luca Tacchetto",  il padovano tornato libero a marzo dopo 15 mesi di prigionia, "ci hanno tenuto per alcuni giorni incatenati agli alberi ma poi la situazione si è tranquillizzata", hanno spiegato. Chiacchio ha anche tentato di convincere i rapitori di volersi convertire all'Islam: "Ma l'ho fatto perché volevo essere trattato meglio", ha rivelato ai pm. "Siamo stati gestiti da tre gruppi, tutti appartenenti alla galassia jihadista legata ad al Qaeda - hanno continuato il loro racconto - Il primo è stato quello dei pastori fulani, il secondo composto da rapitori di origine araba e il terzo da tuareg. Siamo stati sottoposti a lunghi spostamenti, che duravano giorni, attraversando il Burkina Faso per arrivare fino in Mali. Siamo stati tenuti insieme da marzo del 2019 fino alla liberazione".

Dopo la liberazione, i due italiani hanno raccontato di essere stati trasportati in auto per cinque ore fino all'aeroporto. Poi tre ore di volo verso Bamako, dove sono stati accolti dal presidente del Mali che, per ottenere la liberazione degli ostaggi, ha rilasciato 180 prigionieri. Dal 2018 le trattative con i rapitori non si sono mai fermate. La svolta però è stata politica. Tra i rapiti, infatti, c'era anche Soumaila Cisse, leader dell'opposizione in Mali, sequestrato la scorsa primavera alla vigilia delle elezioni. I disordini interni, che hanno ribaltato il risultato elettorale, hanno costretto il presidente a trattare con i sequestratori. Ad aspettare i due ex ostaggi a casa ci sono i familiari. "Felicissima" la sorella del missionario: "Non vedo l'ora di riabbracciarlo", ha detto.

Fonte: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev


 
 

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