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Coronavirus, il cofondatore di Immuni: "Serve un call center per avvisare i positivi e l'app funzionerà"

venerdì 23 ottobre 2020

2' di lettura

Non ha nessun rimpianto Luca Ferrari, il cofondatore dell'app Immuni, una delle armi nelle mani del governo per combattere la seconda ondata di coronavirus. "Era giusto fare il massimo e l'abbiamo fatto, senza risparmiarci. Siamo molto orgogliosi di Immuni. E' un ottimo prodotto, semplice da usare e tecnicamente ben studiato. Certamente l'app non ha ancora potuto esprimere il proprio potenziale, ma speriamo che si faranno grossi passi avanti in questo senso nel futuro prossimo", ha detto il 35enne a Repubblica. Immuni ha debuttato all'inizio di giugno e ad oggi è stata scaricata da oltre nove milioni di persone. Il problema, però, è che non sta svolgendo la funzione per cui è stata creata. Come riporta Repubblica, solo poco più di mille persone hanno registrato la loro positività al virus, un ventesimo di quello che dovrebbe essere in base ai contagiati di questo mese.

 

 

 

Cosa è necessario fare allora per migliorare l'utilizzo dell'app? Secondo il cofondatore, bisognerebbe facilitare il caricamento dei dati degli utenti positivi in modo semplice e veloce: "I ritardi o, peggio, i mancati caricamenti riducono l'efficacia del sistema. Una soluzione efficace potrebbe consistere nel centralizzare la gestione della procedura, chiamando al telefono i positivi, qualora fossero utenti di Immuni, per supportarli nel caricamento dei propri dati". Un vero e proprio call center, quindi. Ma non è l'unica soluzione proposta. Secondo Luca Ferrari, infatti, bisognerebbe imporre la quarantena anche a chi semplicemente riceve la notifica di rischio dall'app e in quel caso dovrebbe essere garantito l'esito di un tampone nel più breve tempo possibile. 

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