Pugno di ferro

Roma, condannato il clan Casamonica: "Associazione di stampo mafioso", trent'anni al boss Domenico

Il clan Casamonica è un clan mafioso. Lo hanno stabilito i giudici della Decima sezione penale del tribunale di Roma che hanno emesso nell'aula bunker di Rebibbia, dopo sette ore di camera di consiglio, la sentenza di condanna a carico di 44 imputati. Le accuse vanno a vario titolo dall'associazione mafiosa dedita al traffico e allo spaccio di droga, all'estorsione, l'usura e detenzione illegale di armi. È la terza volta che a Roma viene riconosciuto del reato di associazione mafiosa: nelle altre due occasioni era toccato agli Spada e ai Fasciani. "Una decisione molto importante che conferma la validità dell'impostazione data dalla Dda e la serietà del lavoro svolto dalla Procura e dalla Polizia Giudiziaria in questi anni", spiega il procuratore aggiunto della Dda di Roma Ilaria Calò.

 

 

Calò ha assistito alla sentenza in aula bunker a Rebibbia insieme ai pm Giovanni Musarò e Stefano Luciani. "Una sentenza sconcertante ma non sorprendente", commenta invece l'avvocato Giosuè Bruno Naso, difensore di diversi imputati tra i quali Giuseppe e Domenico Casamonica. Al processo si è arrivati dopo gli arresti compiuti dai carabinieri nell'ambito dell'indagine 'Gramigna bis', coordinata dal procuratore di Roma Michele Prestipino e dai sostituti procuratori Giovanni Musarò e Stefano Luciani.

 

 

La domanda di pena più alta, 30 anni di carcere, era per i capi dell'organizzazione, tra cui Giuseppe, Luciano e Domenico Casamonica. Chiesti invece 26 e 25 anni per Domenico e Ottavio Spada e 25 anni per Guerrino Casamonica. Il pubblico ministero Musarò nella sua requisitoria dello scorso maggio quando chiese 630 anni di carceri complessivi per il clan. I rinviati a giudizio, a inizio processo, erano stati 63: a fine 2019 altri 14 imputati erano stati condannati con rito abbreviato, mentre in tre hanno scelto il patteggiamento.

 

 

Il tuo browser non supporta il tag iframe