Le responsabilità

Disastro aereo a Milano, "senza benzina né controlli": conferme agghiaccianti, strage annunciata? Chi finisce nel mirino

Massimo Sanvito

Ipotesi su ipotesi, il giorno dopo la strage ci si interroga: quella virata improvvisa, forse un malore, magari il maltempo, e poi la soluzione all'enigma potrebbe essere la più banale e per certi versi la più atroce, perché al piper parcheggiato nell'hangar di Linate non era mai stato fatto rifornimento carburante né alcuna manutenzione dal 30 settembre, giorno del suo atterraggio a Milano in arrivo da Bucarest.

Gli investigatori continuano a indagare, analizzando video, file audio e carte a disposizione della Procura di Milano, mentre si fa largo la pista dello «stallo al motore», come spiega uno degli ingegneri delegati alle indagini sulla base di quanto si vede nei filmati registrati dalle telecamere di videosorveglianza della zona. Le eliche avrebbero smesso di girare provocando l'impatto fatale, col muso del velivolo a 90 gradi, prima di sbriciolarsi contro la palazzina in ristrutturazione. Un guasto meccanico o non aveva davvero carburante in pancia?

 

 

SCATOLA NERA - La verità arriverà dalla scatola nera, recuperata a decine di metri dal luogo dell'incidente, che verrà analizzata dall'Agenzia nazionale per la sicurezza del volo che sta collaborando alle indagini coi pm Paolo Filippini e Mauro Clerici, oltre al procuratore aggiunto Tiziana Siciliano. Non sarà uno processo immediato, serviranno alcuni giorni per permettere al software di decriptare i dati tecnici dal cervello del piper. Che passeranno al vaglio di un consulente esperto di disastri aerei per mettere nero su bianco le cause dell'incidente e le eventuali responsabilità che hanno portato alle morte degli otto passeggeri a bordo del Pilatus Pc-12.

Emergono, intanto, altri dettagli dai nastri delle comunicazioni tra il centro di controllo radar di Linate e Dan Petrescu, il miliardario rumeno che stava pilotando l'ultraleggero, svizzero di costruzione e canadese di motore. È decollato da poco, quando dall'altezza di 3.500/4.000 piedi continua la virata verso destra anziché procedere verso sud per sorvolare Piacenza. Dalla sala dello scalo milanese si accorgono che c'è qualcosa che non va e si mettono subito in contatto con il piper. «Little deviation», dice il pilota-imprenditore senza aggiunger nient' altro. Può essere per la pioggia o per le nuvole basse, anche se il cielo non è così cattivo. Passa pochissimo tempo e Petrescu chiede un «vettore», uno spazio per rientrare verso l'aeroporto. La torre di controllo glielo fornisce ma dal piccolo velivolo non arriva più nessuna segnalazione d'allarme e per precauzione da Linate scatta il blocco momentaneo del traffico aereo.

 

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GIRO D'OROLOGIO - Nemmeno un giro d'orologio e la traccia del Pilatus sparisce nel nulla: sta scendendo in picchiata verso un macabro destino, in quella porzione di confine tra Milano e San Donato intitolata all'8 ottobre del 2001, il giorno della strage di Linate che strappò alla vita 118 persone. E anche ieri è giornata di sopralluoghi, tra magistrati, team investigativo dell'Agenzia per la sicurezza del volo, tecnici, ingegneri dei Vigili del Fuoco, polizia scientifica, Protezione Civile, funzionari di Atm (azienda dei trasporti milanesi).

ESAMI - «Per le vittime si tratta di fare comparazioni genetiche per avere la certezza delle identità ricostruite, dato che tutti i cadaveri erano irriconoscibili», spiega Giuseppe Schettino, dirigente dell'ufficio prevenzione generale della Questura di Milano. C'è anche il corpicino di Raphael, neanche due anni. Stavano volando tutti insieme verso la Sardegna dove avrebbero festeggiato il suo battesimo. Uno strazio. In attesa di nuovi particolari, per un'indagine che si prospetta lunga, affiorano i commoventi ricordi di chi conosceva le vittime.

 

 

I colleghi della Start Hub consulting hanno salutato Filippo Nascimbene con un post su facebook: «Era con noi da poco meno di due anni. Aveva iniziato a lavorare in Start Hub subito prima del lockdown del 2020. L'inizio di un lavoro in una nuova realtà, si sa, è sempre molto complicato. Serve tempo per capire le dinamiche e affinare le alchimie. I primi mesi con il distanziamento forzato e i meet come unico contatto con tutti noi, tuttavia, non erano stati un ostacolo per Filippo: con le sue grandi capacità si era inserito subito a meraviglia e già dopo poco tempo sembrava essere da sempre uno starthubber. Ciao Filippo, non dimenticheremo mai la tua gentilezza e il tuo sorriso».