Due pesi, due misure

FdI e Lega come Cgil, le sedi vandalizzate dai teppisti: ma la sinistra non dice una parola

Antonio Rapisarda

Lo sgomento e l'indignazione per l'attacco scagliato sabato scorso da spezzoni di no vax facinorosi e da esponenti di Forza Nuova contro la sede nazionale della Cgil si sono trasfigurati ieri in concrete manifestazioni di vicinanza: tutti i partiti, da destra a sinistra, si sono recati fisicamente a portare solidarietà a Maurizio Landini, proprio nei locali dove ancora sono visibili i segni della devastazione. Lo stesso è avvenuto simbolicamente in tutte le Camere del Lavoro, grandi e piccole, sparse sul territorio nazionale (mentre ancora sabato i no vax hanno imbrattato gli uffici di Cgil, Cisl e Uil a Forlì). Segno che la condanna della violenza e la difesa della funzione costituzionale del sindacato sono stati unanimi.

 

 

SDEGNO
Tutto in linea, insomma, con il reciproco riconoscimento e con il rispetto delle garanzie che ogni avversario politico deve riconoscere all'altro da sé. Il punto è che ciò che hanno giustamente ricevuto, in termini di solidarietà, Landini e la Cgil non è mai stato concesso ai tantissimi dirigenti di centrodestra (politici e sindacali) che in questi anni hanno visto i propri gazebo, le sedi quando non direttamente i propri dirigenti e militanti presi di mira - anche in maniera violenta - dagli avversari, spesso e volentieri provenienti da frange riconosciute dei centri sociali. Per l'occasione mettiamo un attimo da parte le contestazioni e i sabotaggi (impossibile contarli) che riguardano puntualmente i comizi di Meloni e Salvini: tentativi di bavaglio che comunque non vengono mai condannati come si dovrebbe dalle forze del centrosinistra. Concentriamoci stavolta sulle cronache dei territori, partendo da una delle città che andranno al ballottaggio questo fine settimana: Torino. Lì da anni i militanti di Fratelli d'Italia sono oggetto di una vera e propria caccia all'uomo da parte della galassia antagonista: sedi imbrattate, gazebo assaltati, giovani dirigenti pedinati.

 

 

Uno degli ultimi episodi di una lunga serie di violente aggressioni - un gruppetto di militanti malmenati con le catene da una squadra di autonomi - è divenuto celebre perché il video è stato rilanciato sui social da Guido Crosetto: «Nella vita di gazebo ne ho incontrati di ogni parte politica e sono sempre andato a salutare con rispetto chi ci dedicava il suo tempo. Non tutti sono così», commentava quest' inverno l'esponente meloniano sorpreso dalla violenza dagli anarchici. Una vicenda così clamorosa da spingere l'allora sindaco Chiara Appendino ad esprimere solidarietà. Malgrado ciò non si sono registrati messaggi di vicinanza da parte del Pd né prese di distanza della sinistra radicale. E nemmeno mozioni in Parlamento contro i centri sociali. Non va meglio alla Lega. A Bologna - ultimi giorni di campagna elettorale - il capolista Giulio Venturi è stato preso di mira dai militanti dei collettivi. Come? Con insulti, minacce e pure feci lanciate contro la sua persona: «Hanno cercato di lanciarmi addosso degli escrementi». L'accusa? L'immancabile «fascista». Non è andata meglio ai banchetti per la raccolta firme per il referendum sulla giustizia. A Cagliari, in pieno centro, i militanti leghisti sono stati oggetto di un vero e proprio agguato di un gruppo di contestatori legati alla sinistra extraparlamentare: un raid punitivo - con tanto di sedie in aria, tavolo distrutto e schede stracciate - avvenuto dopo la visita del viceministro dei Trasporti Alessandro Morelli. In entrambi i casi non si sono registrate condanne o prese di distanza da parte degli avversari.

 

 

NO GLOBAL SFACCIATI
Incredibile, poi, la sfacciataggine dei no global nei confronti dei martiri delle Foibe: a Genova, durante il corteo celebrativo del ventennale del G8, quando in testa alla manifestazione dei collettivi di sinistra è comparso lo striscione "No Foibe, no party". Uno sfregio clamoroso su cui - a parte lo sdegno del centrodestra - non si è registrata alcuna sollevazione a sinistra. Figuriamoci richieste di provvedimenti al ministero dell'Interno. E poteva mancare l'indifferenza della rive gauche nei confronti dell'unico sindacato di destra, l'Ugl? Sono stati decine, solo nell'ultimo anno, gli attacchi che l'organizzazione di Paolo Capone ha subito da parte di antagonisti e sigle dell'extrasinistra. La colpa? Aver firmato, prima sigla sindacale, il contratto collettivo nazionale dei rider: uno "scippo" alla sinistra che è stato ripagato con diverse sedi - da Milano a Genova, da Bologna a Roma - vandalizzate, lavoratori dell'organizzazione minacciati in sede e i rider "di destra" durante i turni di lavoro. Una vicenda incresciosa sulla quale non si è alzata nemmeno una voce a sinistra a difesa degli articoli 35 e 39 della Costituzione. Che, per la Carta, valgono pure se il sindacato si chiama Ugl.