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Lista dei putiniani in Italia, ecco il documento. Occhio a questi nomi, cosa non torna

venerdì 10 giugno 2022

3' di lettura

Non compare il nome di Alessandro Orsini e nemmeno quello di Vito Petrocelli e altri nel documento sulla disinformazione in Italia dal quale il Corriere della Sera avrebbe tirato fuori la lista dei putiniani. Nel report, riportato dal sito Dagospia, vengono sì citati il canale Telegram “Giubbe rosse” di Giorgio Bianchi, l’economista Alberto Fazolo, il canale “Roberto Nuzzo”, il sito L'antidiplomatico - ma non il professore Orsini e il brillino Petrocelli, né tantomeno Manlio Dinucci, Maurizio Vezzosi, Maria Dubikova, Claudio Giordanengo e Laura Ruggeri. Perché quindi questi nomi appaiono sul quotidiano di via Solferino?

Su Dagospia il documento integrale

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Gli italiani considerati “diffusori di notizie filorusse” e tirati in ballo nel "Bollettino ibrido" curato dal Dis sulla disinformazione in merito al conflitto russo-ucraino sono sei. Vengono nominati: Alberto Fazolo, “economista iscritto all’albo dei giornalisti del Lazio come pubblicista” che durante un'intervista a La7 ha riportato il numero di 80 reporter uccisi in Ucraini negli ultimi 8 anni, "introducendo così un nesso di consequenzialità tra l'elevato numero di decessi dei giornalisti e la presenza sul quel territorio di formazioni para-militari di matrice neonazista (come il battaglione Azov)"; Rolando Dubini, definito come “uno degli utenti più attivi nella pubblicazione di contenuti su canali italiani filo-russi dedicati al sostegno dell’operazione militare speciale in Ucraina” e Francesca Donato, eurodeputata ex Lega descritta su Russia Today come “colei che ha votato contro l’invio di armi in Ucraina”.

Vengono poi citati: Giorgio Bianchi, “noto freelance italiano presente in territorio ucraino con finalità di attivismo politico-propagandistico filo-russo”; Rosangela Mattei, nipote di Enrico (una sua intervista è stata “rilanciata sui social da noti influencer antigovernativi e filorussi”) e Francesca Totolo, blogger del Primato nazionale che ha ripreso un tweet di “una campagna mediatica contro il presidente Zelensky”. 

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Il documento cita poi una serie di canali come quello Telegram @Sptnkita, che potrebbe essere ricondotto alla "testata Sputnik Italia e creato successivamente all'oscuramento sul territorio europeo dei media governativi di quel Paese", che si è "recentemente distinto per la assidua condivisione di contenuti in lingua italiana a supporto della narrativa filorussa". Il canale che è stato chiuso da Telegram è stato subito sostituito dal canale di backup Baosptnk @Baosptk. Vengono poi menzionati il "canale 'Giubbe rosse' (@rossobruni), noto per la matrice ideologica euroasiatista" e il "canale del sito web di disinformazione italiana Visione Tv, il quale ha "strumentalizzato la dichiarazione del Pontefice in relazione alla presunta responsabilità del conflitto in capo all'Alleanza atlantica, definendola una 'brutale critica alla Nato da parte di Papa Francesco'".

E ancora si trova il "canale Ra- Russia amica, particolarmente attivo nella diffusione di contenuti nell'ambito delle principali comunità online no-vax", il quale sta portando avanti "una campagna di disinformazione all'interno di comunità italiane e francesi"; il "Centro culturale russo" che "a Roma ha intensificato l'attività sul proprio canale Telegram". Viene ritenuta "particolarmente rilevante la creazione di un gruppo denominato United information front, apparentemente impiegato per coordinare le azioni congiunte del gruppo Ciber front z, nato con l'obiettivo di contrastare la propaganda anti-russa dei Paesi occidentali". La declinazione italiana di questo gruppo - si legge nel documento curato dal Dis - ha assunto "la denominazione di 'Comitato per il Donbass antinazista'".

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