Cosa c'è dietro?

Lista dei putiniani d'Italia, "non esistono dossier": dai servizi la bomba sul "Corriere", una pista inquietante

Elisa Calessi

Non esiste nessuna lista di proscrizione di filo-putiniani in Italia. L'operato del Copasir è perfettamente legittimo. Compresa l'indagine conoscitiva sui tentativi di Mosca di interferire, con mezzi più o meno leciti, nell'opinione pubblica italiana. È una difesa netta del Copasir e della nostra intelligence quella che, ieri sera, ha fatto Franco Gabrielli, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega ai Servizi Segreti, in una nota. L'intelligence italiana, ha messo in chiaro, «non ha mai stilato alcuna lista di politici, giornalisti, opinionisti o commentatori, né ha mai svolto attività di dossieraggio». La nota dell'uomo che, per Palazzo Chigi, ha la responsabilità della sicurezza della Repubblica, fa chiarezza rispetto alle notizie uscite in questi giorni. In particolare riguardo alla lista pubblicata dal Corriere della Sera di persone che sarebbero legate al Cremlino o in qualche modo pronte a diffondere, sui media italiani, le ragioni o le fake news di Mosca. Elenco in cui comparivano, tra gli altri, il docente di sociologia del terrorismo Alessandro Orsini, già al centro delle polemiche per le sue presenze su Rai 3, e l'ex M5S Vito Petrocelli.

 

 

Secondo il Corriere la lista sarebbe venuta dal Copasir. Notizia smentita, nei giorni scorsi dal presidente di quell'organismo, Adolfo Urso: «Il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica non ha mai condotto proprie indagini su presunti influencer», aveva detto Urso, pur confermando l'esistenza, invece, di una «indagine conoscitiva» sulla «propaganda e disinformazione» diffusa da Mosca anche attraverso canali italiani. Report arrivato, però, dopo che era stato pubblicato l'articolo sul giornale. Parole che, però non erano bastate a fermare la bufera contro con il Copasir. Le parole di Gabrielli difendono, con nettezza, l'operato del comitato parlamentare che vigilia sui Servizi, allontanando il sospetto di un ritorno a stagioni in cui sono stati fatti dossieraggi. Nulla di tutto di questo. Anche se, conferma indirettamente il sottosegretario, di fronte alla guerra ibrida condotta da Mosca, con tentativi di influenzare l'opinione pubblica e le decisioni del nostro Paese servendosi, è più che giusto che l'intelligence indaghi.

 

 

La nota di Gabrielli spiega da dove nasca la lista. Recentemente, sottolinea il sottosegretario, si è riunito, «secondo una prassi routinaria, il gruppo di lavoro interministeriale dedicato alla minaccia ibrida alla sicurezza nazionale». Un tavolo «di confronto», spiega Gabrielli, «istituito sin dal 2019 presso il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza e al quale partecipano le diverse amministrazioni competenti per materia, la cui attività, svolta esclusivamente sulla base di fonti aperte, mira non all'individuazione di singoli soggetti, bensì alla disamina di contenuti riconducibili al fenomeno della disinformazione». Alla luce di ciò, conclude Gabrielli, le notizie su una presunta attività di dossieraggio e su eventuali liste «sono dunque destituite di ogni fondamento». La lista del Corriere, dunque, sarebbe stata prodotta dal gruppo di lavoro interministeriale di cui parla Gabrielli. E arrivata all'attenzione del Copasir dopo la pubblicazione sul Corriere della Sera. In quelle carte, ha ribadito ieri Urso, c'è un focus «sulla disinformazione russa, su come essa agisce. Nessuna lista di proscrizione dunque e nessuna attività che possa riguardare parlamentari, ci mancherebbe altro». Piuttosto, un report di scenario che conterrebbe non nomi, ma circostanze e metodologie messe in atto dalla disinformatia di Mosca.