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Benzina, la verità che nessuno dice: quanto costa ora un litro

di Antonio Castro sabato 14 gennaio 2023

3' di lettura

Lo sciopero del 25 e 26 gennaio dei distributori di carburanti è stato "congelato". L'incontro di ieri tra governo, esercenti e (più tardi), con le associazioni dei consumatori ha partorito, per il momento, una "sospensione" della minacciata serrata. I gestori (21mila quelli attivi in Italia), non ci stanno a passare per vampiri. Scomparsi gli sgravi fiscali protratti per tutto il 2022 (che però costavano 1 miliardo al mese di quattrini pubblici), il prezzo alla pompa è decollato. A pensarci bene nel marzo 2022 (governo Draghi) il costo al litro viaggiava tra i 2,137 euro per la verde e il 2,125 del gasolio. Una enormità. Oltre 20 centesimi in più rispetto al prezzo medio registrato nelle ultime settimane (1,8 al litro). Qualcosa c'è stato che ha fatto temere nuove fiammate dei prezzi come quando l'inizio della guerra in Ucraina fece lievitare i costi. E la speculazione che ha contribuito e ci ha messo del suo. Complice anche uno sparuto numero di furbetti che hanno approfittato della cancellazione della seconda tranche di sconti sulle accise per rubacchiare qualche centesimo in più al litro.

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PACE CONDIZIONATA

Ieri il governo ha promesso di intervenire per stemperare le tensioni. Ed evitare ricadute sul portafoglio degli automobilisti. E così i rappresentanti dei 21mila gestori e titolari degli impianti si sono "riappacificati". Martedì prossimo 17 gennaio - ma questa volta a Palazzo Chigi alle 14.30- esecutivo e gestori torneranno a confrontarsi per affrontare i temi più delicati del settore. Insomma, l'incontro con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, sembra essere andato bene. Lo definisce un «vertice proficuo» il presidente di Faib Confesercenti, Giuseppe Sperduto. Sicuramente l'attenzione tempestiva dei ministri dell'Economia, Giancarlo Giorgetti e delle Imprese, Aldolfo Urso e dal Garante per la sorveglianza dei prezzi, Benedetto Mineo, ha tranquillizzato molto gli animi.


«Il governo ha ascoltato le esigenze della categoria e siamo nella condizione di sentirci abbastanza soddisfatti. È stato stabilito un nuovo incontro per far partire il tavolo tecnico ed emergenziale di settore che chiediamo da tempo», ha sintetizzato il presidente della Figisc, Bruno Bearzi. Nel primo pomeriggio di ieri è stato il ministro Urso ad offrire un quadro complessivo: «Si sono tranquillizzati e abbiamo preso atto entrambi che ci sono state delle situazioni di non comprensione reciproca. C'è ora la massima collaborazione». Certo il governo «ha garantito che dalla bozza del decreto trasparenza sui prezzi che girava non è definitiva». Sul fronte dei consumatori l'esecutivo ha anticipato che «potrebbe introdurre nel provvedimento un meccanismo di sterilizzazione dell'Iva sui carburanti nel decreto sulla trasparenza dei prezzi in attesa di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale». Per il momento è solo una ipotesi. Bisognerà attendere e vedere se gli incassi Iva aumenteranno. In questo caso Palazzo Chigi utilizzerà l'eventuale maggior gettito per abbattere i costi.

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MAGGIOR GETTITO

«Si parla di come sterilizzare eventuali aumenti dell'Iva e questo sarà uno degli argomenti del decreto legge che vedrete pubblicato sulla Gazzetta ufficiale», ha spiegato Urso. Ma non basta. I gestori avrebbero ricevuto anche rassicurazioni sulle sanzione in caso di errata comunicazione sui prezzi applicati. Il timore era l'introduzione della penalità massima: si poteva arrivare «alla sospensione dell'attività dai 7 ai 90 giorni». Le associazioni dei consumatori, in una nota congiunta, tornano a chiedere «provvedimenti su tassazione e lotta alla speculazione». Ma al centro c'è una riforma complessiva del settore. A dirla tutta oggi «i prezzi del gas sono più bassi rispetto all'invasione russa dell'Ucraina». Facendo due conti «i prezzi del gas al Ttf sono crollati di oltre l'80% rispetto ad agosto», ha scandito la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, nella conferenza stampa a Kiruna con il premier svedese Ulf Kristersson.

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C'è da augurarsi che la tendenza continui a lungo. In Italia sono presenti circa 21mila distributori di carburante. Una frammentazione della rete - rispetto agli altri partner europei - che secondo i grossisti contribuisce a mantenere alti i costi. Da noi il prezzo è sì più elevato delle medie europee, mala responsabilità è nella componente fiscale (tra le più alte dell'Ue). La riforma del settore è comunque alle porte. L'Unione Petrolifera ricorda che nel nostro Pese sono presenti circa «il doppio dei distributori di Francia e Spagna». Anche in Germania, dove la popolazione è di oltre 20 milioni di persone superiore a quella italiana, le stazioni di erogazioni sono in tutto 14mila, 7mila in meno rispetto all'Italia. Nei prossimi anni la partita si giocherà sulla chiusura o meno di migliaia di impianti.

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