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Strage sul lago Maggiore, l'ipotesi: trasbordo ed espatrio in Svizzera?

di Roberto Tortora mercoledì 31 maggio 2023

2' di lettura

Che fine hanno fatto i superstiti del naufragio sul lago Maggiore? È questa la domanda principale che ci si pone dopo la tragedia della "Good...uria", la barca turistica affondata intorno alle 19,20 di domenica scorsa al largo di Sesto Calende e che ha mietuto quattro vittime. Una barca che a tutto serviva, sembra, tranne che a fare una gita della domenica, bensì avrebbe fatto da scenografia ad un luogo d’incontro e di lavoro tra gli 007 italiani e quelli del Mossad israeliano. Questi ultimi sono stati rimpatriati con un jet privato e nelle abitazioni prese in affitto per l’occasione non ci sono già più tracce del loro passaggio, né ci sono i documenti di chi è stato medicato e subito dimesso dagli ospedali della provincia di Varese. E, se gli israeliani hanno fatto ritorno in patria, non si sa che fine abbiano fatto molti degli altri, spariti in fretta e furia, forse travalicando il confine dalla più vicina sponda svizzera del Lago Maggiore. Magari, ipotizza il Messaggero, per il possibile espatrio di qualcuno.

Non avrebbe fatto ritorno a casa nemmeno il proprietario della barca e della società di guide galleggianti a noleggio “Love Lake”. Un uomo sposato, non a caso, con una cittadina russa e forse persona fidata di chi doveva noleggiare il natante. La gita in barca doveva chiudere in bellezza un meeting che andava avanti da più giorni e navigare sulle acque del Maggiore era un modo per avere massima privacy. Tutto si potevano aspettare, tranne che un’improvvisa tromba d'aria. Ci sarà grande lavoro, non semplice, per i Servizi per capire quali contatti siano entrati in gioco, la logistica usata per il meeting anche da parte del Mossad e quali siano i vertici che hanno avallato questo incontro. Una volta ripescato il relitto, poi, verrà invocato il segreto di Stato da parte del governo, se dovesse essere recuperata qualche valigetta o documenti (se ancora leggibili) dal contenuto non rivelabile.

Quel che è certo è che l'imbarcazione poteva ospitare un massimo di 15 persone, invece ce n'erano 23, tra cui lo skipper Carlo Carminati, iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Busto Arsizio con l'accusa di naufragio colposo e plurimo omicidio colposo. Fino a ieri non risultava la prova documentale della sua patente nautica, forse rimasta nell’imbarcazione, fabbricata nel 1982 e con immatricolazione nell’area balcanica.

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