Forse che forse

Ignazio La Russa, il "sogno proibito" dell'avvocato della ragazza

Tommaso Montesano

La ragazza di 22 anni che ha denunciato Leonardo Apache La Russa, terzogenito del presidente del Senato, Ignazio, sarà ascoltata domani dai titolari dell’inchiesta sulla presunta violenza subita nella notte tra il 18 e il 19 maggio scorsi a casa della seconda carica dello Stato. Sarà il primo snodo dell’indagine coordinata dal procuratore aggiunto della procura di Milano, Letizia Mannella, e dal sostituto Rosaria Stagnaro. L’altra svolta per cercare di capire come si sono svolti i fatti dopo la serata trascorsa all’Apophis club, nei pressi di piazza Fontana, passa per l’identificazione dell’altra persona che quella notte era a casa La Russa, il dj amico di Leonardo Apache, che secondo la versione della ragazza avrebbe anche lui partecipato al presunto abuso. Se anche lui fosse indagato, il capo di imputazioni si aggraverebbe poiché sarebbe considerato «di gruppo».

E domani potrebbero essere ascoltati anche alcuni dei partecipanti alla serata, che riferire qualche elemento utile a ricostruire cosa accaduto nel club tra la ragazza e il figlio del presidente del Senato, che avevano frequentato lo stesso liceo, ma che non si vedevano da tempo. Così come l’inchiesta potrebbe trarre giovamento dall’analisi dei tabulati telefonici, con l’esame delle conversazioni - via messaggio - tra la presunta vittima e un’amica. Senza dimenticare l’esame di possibili telecamere sia nei pressi della discoteca, che di casa La Russa.

 

IL POSSIBILE SHOW IN AULA
Intanto il legale della giovane, l’avvocato Stefano Benvenuto, gongola di fronte alla prospettiva di portare sul banco dei testimoni lo stesso Ignazio La Russa. «Mi ha dato un grande assist, in quanto riconosce e conferma che la ragazza era in casa sua, ma anche che era nel letto con suo figlio dove è finita non si sa come, visto che non si frequentavano assiduamente», ha detto al Corriere della Sera.

Un riferimento alla nota di venerdì con la quale il presidente della Senato rivela di aver visto la ragazza - seppur «fuggevolmente»- nella camera del figlio, e che questa sembrava «assolutamente tranquilla». Parole, tuttavia, che non negano il fatto che la ragazza abbia trascorso la notte con Leonardo Apache, come invece lascia trasparire il penalista, quanto che l’atteggiamento della ragazza in casa La Russa fosse sereno. «Sta venendo a galla la verità», aggiunge l’avvocato Benvenuto, che non nasconde la soddisfazione perla possibilità di portare in aula di tribunale la seconda carica dello Stato come «testimone primario». Per il momento, invece, non sarebbe previsto l’ascolto dello stesso Leonardo Apache, assisto dall’avvocato Adriano Bazzoni.

Detto che nell’esposto presentato lo scorso 3 luglio dal suo difensore la giovane ha ammesso di aver assunto cocaina prima di recarsi in discoteca, le indagini dei magistrati dovranno accertare come sia avvenuta l’assunzione di altre sostanze trovate nel suo organismo: benzodiazepine e hashish. «La cocaina provoca eccitamento, non sonnolenza», conferma l’avvocato Benvenuto, che punta il dito su «sostanze diverse» che potrebbero aver provocato quello «stordimento» propedeutico alla violenza. Tuttavia non è ancora chiaro se il calmante/tranquillante sia stato somministrato da qualcuno o se la giovane l’abbia assunto spontaneamente.

Il referto dei sanitari della clinica Mangiagalli di Milano, dove la ragazza si è recata la mattina del 19 maggio dopo essere uscita da casa La Russa, certifica anche la presenza di un’ecchimosi al collo e di una ferita alla coscia.

 

RICHIESTA DI DIMISSIONI
Le opposizioni tengono alta la tensione nei confronti del presidente del Senato. Ilaria Cucchi, senatore dell’Alleanza Verdi Sinistra, intima al numero uno di Palazzo Madama «di dimettersi» prima di «lasciarsi andare ad esternazioni che intervengano a gamba tesa sul merito delle indagini o, peggio, contro colei che denuncia quel figlio per violenza sessuale». E Matteo Ricci, coordinatore dei sindaci del Pd, tira in ballo addirittura la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni: «Le cariche istituzionali non cadono da Marte, ma sono stati indicati dalla premier, che ora si deve prendere le sue responsabilità».