Sospetti

Brandizzo, imbarazzo-Landini: dietro alla strage un iscritto Cgil?

Sandro Iacometti

I circa 2mila lavoratori scesi in piazza per la morte dei cinque operati travolti dal treno a Brandizzo hanno sfilato ieri a Vercelli, com’era giusto che fosse anche per rispettare il dolore dei familiari delle vittime, composti e in silenzio. Ad aprire il corteo lo striscione: «Non abbiamo più parole». Però lui, Maurizio Landini, le parole le ha trovate, come sempre. Quelle buone per tutte le occasioni, dal salario minimo ai diritti civili, dalla precarietà fino alla sicurezza sul lavoro: «È caricato tutto sulla pelle dei lavoratori, è il momento di dire basta. Abbiamo fatto scioperi, ma dobbiamo alzare ancora di più il livello della protesta». Contro chi? Anche qui il copione del segretario della Cgil non cambia: il governo ovviamente (che il collega della Uil, Paolo Bombardieri, arriva addirittura a definire «responsabile morale di un omicidio»), poi le aziende e infine il modello economico. Componenti che che nella testa del sindacalista costituiscono il Sistema, «un sistema che va cambiato radicalmente». E il primo passo per combattere la Spectre che condanna a morte i lavoratori è quello di finirla con «le pacche sulle spalle e i falsi cordogli». In una parola, di finirla con «le ipocrisie».

IPOCRISIA
Concetto sacrosanto quando si parla di sicurezza sul lavoro, intendiamoci. Sono decenni che tutti si battono il petto di fronte agli incidenti, che si mettono in campo protocolli sempre più sofisticati, che si invoca l’obiettivo (impossibile) delle zero morti, che si producono leggi su leggi. E malgrado passi avanti che sarebbe anche saggio riconoscere, bisogna ammettere che troppo poco è stato fatto. Resta da capire, però, perché tra le «ipocrisie» da svelare non debba mai essere inclusa quella di un sindacato che è parte integrante del Sistema e che ha, come tutti gli altri soggetti coinvolti, una non trascurabile quota di responsabilità. Già, perché se è vero che le misure di prevenzione vengono troppo spesso trascurate nelle aziende per questioni di target di produttività odi riduzione dei costi, e se è vero che la politica è più brava nei convegni che in Parlamento, è anche vero che la cultura della sicurezza sul lavoro non è così diffusa neanche tra i lavoratori e tra gli stessi sindacalisti, sebbene siano proprio loro solitamente a pagarne in prima persona il prezzo più alto. Ma rischiare la vita, per quanto cinico possa apparire, non è sufficiente per uno scarico di responsabilità.

 

Il tuo browser non supporta il tag iframe

 

Fosse così, la magistratura non starebbe indagando anche sul capo squadra Andrea Girardin Gibin e sull’agente di scorta di Rfi, Antonio Massa, i due superstiti della strage che stavano anch’essi sui binari e si sono salvati per miracolo. Costretti dai capi a rischiare la pelle contro la loro volontà, del tutto estranei alla vicenda? Questo lo accerterà il tribunale. Quello che per ora si sa è che all’origine dell’incidente sembra esserci un errore umano. E che a compiere quell’errore potrebbe essere stato anche Massa, il quale, stando a quanto dichiarato dal segretario generale della Cgil Trasporti, Stefano Malorgio, «è un attivista» del sindacato rosso.

 

Il tuo browser non supporta il tag iframe


IMPOTENZA
In altre parole, ieri Landini avrebbe scioperato pure contro se stesso, contro la sua Cgil, contro un Sistema di cui anch’egli fa parte. Per carità, potremmo essere di fronte, come nel caso del salario minimo, quando la Cgil firma i contratti a 6 euro l’ora e invoca una legge per avere la forza di non farlo, all’ennesima dimostrazione di impotenza del sindacato. In questo caso, però, dovremmo assistere ad una fase di profonda riflessione ed autocritica, non alla solita raffica di randellate a destra e manca. C’è anche chi vocifera che sia la spinta della Cgil, molto forte nel settore edile, ad impedire che sui binari vadano lavoratori esterni ad Rfi col contratto della mobilità ferroviaria piuttosto che con quello dei muratori, lo stesso che avevano le 5 vittime. Certo, c’è un Sistema che non funziona. Ma anche fare la formazione per salire sulle impalcature e poi trovarsi sulle massicciate delle rotaie, il tutto per avere un po’più di iscritti, non è che vada tanto bene.