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Lo sguardo di Armani sull'uomo contemporaneo

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Daniela Mastromattei
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L’occhio (azzurro mare) di Giorgio Armani (versione gigante) punta dritto sulla pedana come un faro a illuminare la sfilata della collezione per la prossima stagione fredda, disegnata per l’uomo contemporaneo alla ricerca del bel vestire. Un uomo esigente quello dire Giorgio, attento ai dettagli, che non vede però l’abito come un oggetto del desiderio. Ma che ama l’eleganza destrutturata della giacca che scivola in modo naturale sul corpo, a volte senza revers, abbinata a camicia e cravatta oppure al dolcevita colorato. «Sono tutte cose Armani riviste e corrette nelle proporzioni, chiamiamole pure variazioni sul tema. Non c’è un messaggio particolare, anche perché non credo che l’uomo abbia bisogno ogni volta di essere stordito da qualche forzatura», chiarisce lo stilista che ha voluto dare «ancora più agio e scioltezza ai capi di quanto non avessi fatto in passato».

 

 


Oltre agli abiti da super manager per andare in ufficio («mica ci si può presentare a un riunione importante in jeans e maglietta»), ecco i pantaloni più sportivi e dall’insolita morbidezza: modelli cargo infilati negli stivali e con le pinces abbinati a maglie a collo alto. «La moda maschile non deve essere oggetto del desiderio a tutti i costi, deve essere un bel vestito, una bella giacca, un bel tessuto e di un bel colore, con i giusti abbinamenti e niente di più perché altrimenti rischiamo di fare del Carnevale, mentre la palestra difficile è fare del consueto in maniera inconsueta», spiega re Giorgio. E ancora: «Il pantalone imbottito cangiante non è più un’eresia sotto la giacca, si può mescolare senza strafare». Però attenzione «bisogna sempre tenere conto del contesto, così come la cravatta ha bisogno dell’occasione giusta; insomma l’uomo deve preservare un’immagine di sé che sia accettabile». Armani non delude mai, anche stavolta è riuscito con una collezione bellissima a regalare un’immagine elegante e nuova al tempo stesso anche attraverso le giacche leggere come camicie, i nuovi completi che hanno la scioltezza di un capo sportivo, gli abiti in velluto e gli smoking scintillanti che hanno chiuso la sfilata. Anche da Zegna le nuove giacche hanno il revers che si stacca. Ma niente cravatte.

 

 


Tuttavia, sono capi «da collezionisti», come sottolinea il direttore creativo Alessandro Sartori, quelli che hanno sfilato ieri intorno a una montagna di cashmere nei colori del foliage dell’oasi di Trivero, in Piemonte, protagonista della collezione per il prossimo inverno tra infinite combinazioni di capi. Arriva direttamente dagli archivi del brand il nuovo modello di blazer “Il conte”, mentre la versione inedita del loden è stata realizzata in nabuk e trapuntato in piuma. Tutto è all’insegna di fibre nobili e di un’eleganza effortless, suggerita dalle ampie tasche di cappotti e giacche, dai nuovi completi in Harry’s tweed con giacca da giardinaggio, dalle shirt jacket in cashmere, dai maglioni di cashmere da usare come outerwear. Le cravatte, come già detto, non sono previste nel nuovo guardaroba di Zegna. «Il formale è il nostro dna, è infuso nella collezione», dichiara il direttore creativo del marchio, che ieri pomeriggio ha chiuso la settimana della moda maschile a Milano. «Mi piace l’idea di mischiare e dare una direzione piuttosto che seguire un cliché di stagione. Dicevo, questa è una collezione per collezionisti perché mi piace l’idea che questi capi vengano portati il più a lungo possibile», aggiunge. Un’idea di sostenibilità che coinvolge anche il set della sfilata: la montagna di cashmere da oltre una tonnellata e mezzo utilizzata per lo show è già inviaggio verso casa, a Trivero.

 

 

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