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Venezia si ribella alle borseggiatrici: le foto esposte in piazza

di Serenella Bettin martedì 28 maggio 2024

3' di lettura

«Signorina, occhio che c’è la borseggiatrice che la sta fissando da mezz’ora». Il signore che ci sta davanti ci avvisa che una ragazza ci sta pedinando e ci controlla la borsa. Ci voltiamo, è lì che ci guarda: appena si accorge che l’abbiamo notata prende, cappuccio in testa, mascherina sul volto, e sene va. Ormai funziona così, qui a Venezia, dove ai turisti viene chiesto il “contributo d’accesso” ma le borseggiatrici sono libere di entrare e di infilare le mani ovunque.

Le infilano dappertutto. Nelle borse, negli zaini, nelle valigie. Le infilano perfino dentro le tasche delle persone, e sono abili, abilissime. Con la coda dell’occhio ti seguono, e poi con uno scatto felino ti derubano.

I residenti e i turisti sono disperati, non passa giorno che qualcuno non venga depredato. «Un turco l’altro giorno era in lacrime - ci dice un parcheggiatore – è arrivato al parcheggio, e si è accorto che non aveva più il portafoglio con dentro il tagliandino dell’auto a noleggio, così non gli ho potuto dare la macchina».

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Qui sono talmente disperati che sabato scorso i residenti veneziani dei “Cittadini non distratti”, comitato che da trent’anni denuncia i borseggi in laguna, hanno appeso le foto di borseggiatrici e borseggiatori nella stazione centrale di Santa Lucia. Novanta le immagini che ritraggono i volti di questi malfattori che ogni giorno fanno piangere centinaia di turisti. E però in città le borseggiatrici sarebbero molte di più, centinaia, e ora sono arrivate anche le bambine. Hanno meno di 13 anni e si introducono ovunque.

«Qui ormai è un disastro. La situazione è totalmente fuori controllo- dice a Libero Monica Poli, conosciuta da tutti come Lady PickPocket-, ci chiediamo dove siano le istituzioni ma soprattutto gli assistenti sociali. Chiediamo che si applichi la convenzione Onu sui diritti dell’infanzia».

Anche perché qui l’impunità regna assoluta. «Grazie alla riforma Cartabia - spiega Franco Dei Rossi, famoso pittore di strada veneziano, anche lui dei “Cittadini non distratti” - siamo ridotti così. Le borseggiatrici rimangono impunite, e conoscendo la legge fanno ciò che vogliono. È una vergogna». Si appostano in stazione, fanno gruppo, e poi scappano anche salendo sui treni. E ora si sono fatte violente e aggressive. Sputano. Sputano a chiunque le ostacoli nel loro “lavoro” e alzano le mani.

Domenica 19 maggio scorso la leader spagnola dei “Cittadini non distratti” di Barcellona, giunta in città per un briefing con i colleghi veneziani, ha subìto una violenta aggressione. Lei si chiama Eliana Guerrero, la “patrulla” (da “pattuglia”), ed è stata malmenata da una nota borseggiatrice, conosciuta in città come La Francese. Da un video si vede la ladra sputare in faccia alla donna, e poi con il telefono colpirla alla tempia in più punti: usava il cellulare come fosse un’arma. La Guerrero, poi, è stata trasportata al pronto soccorso, ed era piena di lividi, ematomi su braccia, gambe e polsi. Non solo: anche la borseggiatrice si è fatta medicare dai sanitari e, quasi come una presa per i fondelli, il giorno dopo era già sul ponte di Rialto a rubare. Perché è così che funziona.

Anche se - e qui cambia la musica -la polizia di Venezia nei giorni scorsi ha sequestrato ben 200 mila euro a una borseggiatrice che operava proprio nella città lagunare.

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Diciassette i colpi accertati messi a segno, a partire dal 2017, tra furti e borseggi, alleggerendo le sue vittime di orologi di lusso. La sua tecnica preferita? Quella dell’abbraccio. O della distrazione di gruppo. Perché è così che operano, con le sentinelle che le avvisano. Ora alla donna è stata applicata la misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, per un anno e sei mesi, oltre al sequestro dei beni. La ladra in questione poi non risulta essere nemmeno nelle banche dati Inps e non avrebbe mai denunciato redditi legittimi.

La giornata volge al termine. Tra un po’ tramonta il sole. Le borseggiatrici sono ancora lì, guardinghe, che aspettano di razziare ancora qualcuno. Ci raggiunge il pittore veneziano. «Ecco vedi, hanno trovato questo portafoglio». I documenti sono quelli di una giapponese, che ora avrà parecchie seccature per poter fare ritorno a casa.
 

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