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Sharon Verzeni, la rivelazione del consulente di Bossetti: "Il colpevole va cercato in famiglia..."

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Il caso di Sharon Verzeni continua ad essere un vero e proprio mistero con un assassino ancora in libertà. In queste ore sono terminate le ricerche disposte dalla procura di Bergamo sul luogo dell’omicidio di Sharon Verzeni e nelle vie circostanti a Terno d’Isola, battute con i metal detector dai volontari del Mu.Re., il museo recuperanti 1915-1918 Alto Garda Bresciano. Dai due giorni di attività - a quanto si apprende - non sarebbe emerso nulla di particolarmente rilevante per l’indagine sull’omicidio della 33enne.

E sulle indagini è intervenuto il compagno di Sharon, Sergio Ruocco: "Lo so che è passato un mese dall’omicidio di Sharon. Anche se - ammette - tornare al lavoro in questa situazione non è il massimo", nonostante l’affetto dei colleghi, che "mi stanno vicino". Una ricorrenza, quella del primo mese senza Sharon, che sto "vivendo male come al solito, purtroppo", dice Ruocco, che in serata andrà al cimitero insieme agli suoceri a portare un fiore sulla tomba della compagna. "Al cimitero ci andiamo quasi tutti i giorni, anche domani sicuramente torneremo", racconta. A chi gli chiede se è previsto un momento di commemorazione a un mese dall’omicidio, l’uomo ha risposto: "Lo vediamo stasera".

Ma sul caso Sharon è arrivato anche il parere di  Ezio Denti, investigatore privato che si è occupato dell'omicidio di Yara Gambirasio, come consulente di Massimo Bossetti. "Una donna che esce all'una di notte – spiega – in una zona frequentata da spacciatori a me lascia perplesso. È stata colta alle spalle con tre coltellate, come in un tipico delitto di impeto: Sharon ha poi avuto la forza di prendere il telefono e dire "mi ha accoltellato". Da non sottovalutare neanche, secondo Denti, l'arma del delitto, un coltello da cucina: "Si fosse trattato di uno spacciatore, avrebbe utilizzato un coltello a serramanico: a questa donna non è stato portato via neanche il telefono". Esclusa anche per Denti la pista Scientology: "Lavorava come barista: non era una miliardaria con un giro di soldi, il movente economico non regge. Certamente non accade nel corso di un litigio o di un tentativo di abuso: in quel caso l'aggressione è frontale". Infine aggiunge che l'assassino è da ricercare in ambito familiare. 

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