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Firenze, teppisti e dem contro gli affitti brevi: sigillate le cassette con le chiavi dei clienti

di Claudia Osmetti martedì 12 novembre 2024

3' di lettura

Una crociata contro gli affitti brevi (e, guarda caso, perlopiù nelle città rosse). Ché oramai l’abbiamo capito: è la nuova frontiera degli “anti” a prescindere, i quali se la prendono, adesso, persino col turismo. Importa niente, a loro, che il settore ricettivo tenga in piedi l’economia (dà lavoro a 1,8 milioni di persone, quindi dà da mangiare a 1,8 milioni di famiglie: basterebbe questo) e frega ancor meno, sempre a loro, che spesso, con quelle azioni mordi e fuggi, più tendenti all’atto vandalico che alla protesta di piazza, colpiscono i piccoli proprietari di casa e lasciano indisturbati i furbetti che pure esistono (come esistono in qualsiasi categoria professionale). L’ultima se la sono inventata a Firenze. Hanno tappezzato mezza città, dal Lungarno a Ponte Vecchio, da via dei Calzaiuoli alle Cascine, con delle striscette adesive, intrecciate a formare una “ics”, color rubino in modo che si possano vedere a distanza, con su scritto «salviamo Firenze x viverci» (il “x” usato al posto della forma estesa, “per”, richiama evidentemente un segnale di stop) e appiccicate una in fila all’altra su qualsiasi keybox siano riusciti a individuare.

Le keybox, per chi non lo sapesse, sono quelle cassettine grandi come il pugno di una mano, che si aprono con una combinazione e che contengono, appunto, le “keys”, le chiavi di un appartamento odi un alloggio: se prenoti on line e fai il check-in digitale, può anche capitarti di non incontrare il tuo locatario che, invece, ti fornisce le indicazioni necessarie per poter entrare in casa. Facile, veloce e pratico. Ma anche alla portata di chiunque ne voglia boicottare il sistema. «Firenze muore di turismo selvaggio e speculazione», scrive sui social l’associazione Salviamo Firenze che sta dietro al blitz toscano (e che di adesivi rossi ne ha usati all’incirca cinquecento solo questa volta). Il punto, però, non è piazza della Signoria: è che, da qualche mese, manifestazioni, contestazioni, dissensi più o meno mascherati da gesta goliardiche (e che non lo sono per nulla perché dimenticano uno dei capisaldi della libertà dell’Occidente: che con le cose sue e quindi anche con le case sue uno, finché non delinque, ci fa quel che vuole) si sono moltiplicati e non si contano più.

A Verona, per esempio (dove quest’estate sono comparsi altri adesivi, gialli, sui campanelli degli appartamenti e che raccomandavano: «Tourist go home, stop Airbnb»). A Milano (dove la “battaglia dei locker”, con le stesse identiche modalità, è iniziata già ad aprile al grido di: «Questa città non è un albergo»). A Roma (dove sono scesi in campo addirittura dei novelli e anonimi Robin Hood dal retrogusto dei centri sociali, con volantini e rivendicazioni e tanto di cappello di Sherwood; oppure dove, per dar loro man forte, alcuni attivisti di diverse sigle come il circolo Arci, a fine ottobre, hanno sfilato davanti alla sede legale di Booking, la più grande piattaforma di prenotazioni in rete). A Bologna (dove hanno provato a fare lo stesso e dove, tuttavia, ci sta mettendo lo zampino anche la politica). D’altronde è la storia più vecchia del mondo, quella del malcontento che conviene cavalcare: alle volte ci si riesce, altre no, ma se non ci si prova nisba. Ecco allora che Emily Clancy, vicesindaco bolognese, meno di quattro giorni fa, s’è costernata, s’è indignata e s’è impegnata su un caso che ha fatto scandalo (quello di un monolocale di otto metri quadrati messo in locazione a 600 euro al mese).

Situazione alla Pozzetto: Taaac. Epperò anche situazione da ribalta politica perché «nelle prossime ore presenteremo un esposto alla procura chiedendo di intervenire a tutela della collettività e perseguendo le condotte che danno luogo alle situazioni inaccettabili in atto e che potrebbero configurarsi come reati». Il senso delle parole di Clancy lo si capisce, ma resta il fatto (sacrosanto) che non saranno il tar, un giudice o il Comune a regolare spropositi del genere; sarà, semmai, una cosuccia chiamata mercato. Invece niente. La guerra (diciamo così) santa che approda a Firenze ma che è anche iniziata a Firenze (l’ex sindaco dem Dario Nardella ne è stato il capofila con la famosa delibera dell’ottobre 2023 che aveva sancito il divieto di iscrivere nuovi affitti turistici nell’Area Unesco della città) sembra destinata a continuare.

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