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Maranza: ecco perché è la parola della settimana

di Massimo Arcangeli lunedì 2 dicembre 2024

2' di lettura

Col termine maranza ci si riferisce perlopiù agli italiani di seconda generazione di provenienza dal Nordafrica, oppure agli stranieri immigrati nel nostro Paese e originari della stessa area. Appartengono alla “generazione maranza” - senza però esaurirla - anche i violenti che il 25 novembre scorso hanno infiammato il quartiere milanese Corvetto, lanciando bottiglie e facendo esplodere petardi, devastando un autobus (e la pensilina di una fermata dell’Atm, l’azienda locale di trasporto pubblico) e dando alle fiamme cassonetti e masserizie varie, per reazione alla morte del diciannovenne egiziano Ramy Elgaml.

Nella notte di due giorni prima lo scooter su cui si trovava il ragazzo, guidato da Fares Bouzidi, un ventiduenne tunisino (con precedenti penali) ricoverato e piantonato in ospedale, era finito contro il muretto di un distributore di benzina, dopo un inseguimento da parte di due auto dei carabinieri, e lui, disarcionato dal mezzo, era morto sul colpo (o quasi), dissanguato a seguito di una lacerazione dell'aorta. Non è ancora chiaro se a causa dell'impatto col terreno o col palo del semaforo contro il quale era finita la macchina dell’Arma coinvolta nel sinistro.

Maranza, documentato dagli anni Ottanta del secolo scorso, e fratello di sangue di coatti, truzzi e tamarri e altri zoticoni esibizionisti (parenti meno stretti sono invece i maranga, bulli e teppistelli di quartiere), per indicare giovani e giovanissimi frequentatori di discoteche grezzi e appariscenti, è stato rilanciato in anni recenti dai social network, TikTok su tutti, per identificare le ghenghe dei patiti del trap, rozzi e volgari, quando non socialmente pericolosi, accomunati ai loro predecessori dall’ostentazione smargiassa di abiti e accessori griffati (ma spesso contraffatti).

Incerta l’etimologia. Fra le varie ipotesi c’è quella di far risalire maranza al meridionalismo maranza(na) (“melanzana”, per via del colore), anche dei dialetti del Nord (insieme a marzana), o quella dell'influenza di marocco o marakesch (“marocchino”) per additare un meridionale, già del lessico giovanile di quei lontani anni Ottanta.

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