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Fausto, Iaio, Ramelli e le vittime di serie B

Tre omicidi, tre modi differenti di trattarli. Nonostante i decenni trascorsi: ferite che non si risanano mai
di Anna Lisa Terranova mercoledì 7 maggio 2025

3' di lettura

Sono state riaperte le indagini sull’omicidio di Fausto Tinelli e Iaio (Lorenzo Iannucci), i due ragazzi uccisi il 18 marzo del 1978 vicino al centro sociale Leoncavallo, a Milano, accogliendo la richiesta dei pm milanesi Leonardo Lesti e Francesca Crupi le cui indagini porterebbero all’ambiente romano dei Nar. Una notizia che è stata accolta con soddisfazione dal presidente del Senato Ignazio La Russa che più volte aveva citato i due giovani uccisi per condannare l’odio politico degli anni Settanta e la stagione dei lutti. Anche il sottosegretario all’Istruzione Paola Frassinetti (FdI) ha commentato la notizia sottolineando che troppi omicidi degli annidi piombo sono rimasti senza colpevoli: «Ricordo sempre quando Bruno, il fratello di Tinelli, mi ha accompagnato due anni fa al Molinari per ricordare Ramelli e a scuola di Fausto dove ho ricordato suo fratello».

E ha aggiunto: «Erano bravi ragazzi, uccisi nella stessa città, nello stesso quartiere, nello stesso periodo. Rendere omaggio a tutti i caduti in quegli anni a causa della violenza politica è un dovere di tutti». Dichiarazioni, come si noterà, assai differenti dagli atteggiamenti reticenti di chi a sinistra prosegue in un’ostinata afasìa sulle vittime di destra dell’antifascismo militante. Le parole di La Russa e Frassinetti sono tanto più importanti perché giungono all’indomani dell’oltraggio al murale che ricorda Sergio Ramelli a Milano in via Paladini e dove esponenti di FdI hanno portato una nuova corona dopo che quella collocata il 29 aprile era stata rimossa.

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Un oltraggio che si è ripetuto anche a Sesto San Giovanni dove il monumento dedicato a Ramelli e Enrico Pedenovi è stato imbrattato con escrementi. Un gesto condannato da Giorgia Meloni con parole durissime: l’odio che ha assassinato i due missini - ha scritto sui social- evidentemente non è mai davvero scomparso. «Chi infanga la memoria di due italiani uccisi per le loro idee - ha aggiunto la premier dimostra quanto sia ancora necessario difendere la verità contro l'intolleranza. Ricordarli non è solo un dovere. È un gesto di giustizia verso la storia, che nessuna vigliaccheria potrà cancellare».

Tornando a Fausto e Iaio la recente indagine riparte dalla rilettura complessiva degli atti dell’inchiesta che ha portato alla necessità, per gli inquirenti, di fare nuovi accertamenti. All’epoca la pista più rilevante era quella dell’estrema destra eversiva romana, e nell’archiviazione del 2000, firmata dalla giudice Clementina Forleo, si parlava di «significativi elementi» a «carico in particolare degli indagati» dell’epoca, Massimo Carminati, Claudio Bracci e Mario Corsi, che restavano, però, appunto, solo indizi, tanto che l’inchiesta andava archiviata. Da rilevare che nel suo discorso di insediamento al Senato Ignazio La Russa parlando degli anni el terrorismo citò anche i due militanti del Leoncavallo: «In tanti anni di politica ho potuto vedere da vicino le evoluzioni della società italiana, anche le più traumatiche.

Non posso non ricordare i tanti ragazzi, di ogni colore politico, che hanno perso la vita solo perché credevano in degli ideali... Di nomi ne potrei fare tanti e dovrei forse farne tanti, ma credo che quello dell’ispettore Calabresi possa rappresentarli tutti. Assieme al suo, per restare nella mia Milano, i nomi di tre ragazzi: un militante di destra, Sergio Ramelli, che ho conosciuto e di cui sono stato anche avvocato di parte civile e due di sinistra, i cui assassini non sono mai stati trovati, Fausto e Iaio. Mi inchino anche davanti alla loro memoria». Parole che rappresentano un messaggio chiaro nel segno di un pacificazione che ancora in tanti non vogliono vedere raggiunta. Ma anche nel segno di una verità- storica e non giudiziaria - cui la destra aspira anche con un’altra iniziativa: la proposta di legge- primo firmatario Fabio Rampelli - che mira a istituire una commissione d’inchiesta perché sia fatta piena luce su episodi degli annidi piombo i cui colpevoli non furono mai trovati, a cominciare dalla strage di Acca Larenzia. Una proposta che ha sempre incontrato a sinistra un muro di diffidenza, incomprensione e pregiudizio.

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