La Procura di Venezia ha deciso di fare appello contro la sentenza che ha condannato all'ergastolo Filippo Turetta, il 23enne padovano responsabile dell'uccisione dell'ex fidanzata, Giulia Cecchettin, l'11 novembre del 2023. Ai giudici di secondo grado i pm chiedono di riconoscere a Turetta anche le aggravanti, cioè la crudeltà e lo stalking nei confronti della vittima. Due elementi che invece la Corte d'Assise aveva escluso. "Ci rincuora il fatto che la Procura abbia impugnato la sentenza - ha commentato l'avvocato Stefano Tigani, difensore di Gino Cecchettin, papà di Giulia - perché conferma che la richiesta di impugnazione del nostro collegio difensivo in difesa della famiglia Cecchettin era fondata".
Gli avvocati della famiglia Cecchettin, infatti, hanno sollecitato il ricorso fin dalla lettura della sentenza, il 3 dicembre scorso, esprimendo insoddisfazione per l’esclusione di questi elementi, ritenuti centrali per comprendere la gravità del delitto. Secondo la Procura, le 74 coltellate e il fatto che l’aggressione si fosse protratta per venti minuti avrebbero prolungato l’agonia di Giulia. Inoltre, le migliaia di messaggi che Turetta le mandava ogni giorno, il farsi trovare nei luoghi che lei frequentava da sola, le pressioni e le minacce di farsi del male, per l’accusa sarebbero alla base del riconoscimento dell’aggravante dello stalking. La difesa dell’imputato, rappresentata dall’avvocato Giovanni Caruso, ha tempo fino al 27 maggio per presentare eventualmente la propria richiesta di appello.